Una folla inaspettata si è affacciata al Cinema Lumière per assistere alla proiezione di The Temptress, film del 1926 diretto da Fred Niblo con la splendida Greta Garbo nei panni della protagonista. Molte persone non sono neanche potute entrare in sala. Davvero un peccato, perché la Warner ha fatto un grandissimo lavoro di restauro, nonostante le mille difficoltà che si sono presentate. Per avere una copia completa, si è dovuto attingere a pellicole di tipo e dimensione molto vario, e questo ha comportato la variazione occasionale della dimensione dell’immagine proiettata. Ma questo non è certo un difetto, ed il lavoro encomiabile della Warner ha dato risultati eccezionali dando al film immagini di una nitidezza incredibile, esenti praticamente da imperfezioni. Per l’occasione sono stati inoltre proiettati i due finali alternativi, uno drammatico ed il un atro, forse più gradito, a lieto fine. The Temptress narra la storia di una donna dalla straordinaria bellezza, Elena, che nonostante sia sposata, seduce gli uomini ottenendo da loro gioielli e favori di ogni tipo. Tutto cambia quando incontra Manuel Robledo, ingegnere dal cuore nobile, di cui si innamora. Lui, però, non vuole ricambiare il suo amore in quanto andrebbe contro ogni etica morale. L’uomo fugge in Argentina per costruire una diga, lei lo segue imperterrita trascinando il marito. Manuel è convinto che lei sia una creatura mefistofelica, tentatrice e disposta a tutto pur di conseguire potere sugli uomini. Ma è davvero così? The Temptress assume presto una profondità inaspettata: è un dramma misogino o un manifesto femminista? Elena sbotta di fronte alle accuse di Manuel, non sono le donne ad essere demoni, ma gli uomini che perennemente desiderano il corpo femminile per puro piacere personale, un desiderio incurante dell’animo della donna che si cerca di sedurre. Il personaggio di Elena cresce e si evolve nel corso della vicenda, e lo spettatore è spinto a cambiare di continuo opinione sul suo conto. La profondità di questo personaggio culmina nel finale tragico, che mostra tutta l’umanità di una donna intrappolata nella propria bellezza, un aspetto fisico che invece di risultare positivo diventa una terribile maledizione, specie quando si nutre un amore che non potrà mai essere corrisposto. L’happy end non è meno forte e mostra ancora una volta come il film si schieri dalla parte delle donne. Manuel premiato per il completamento della diga che ha richiesto molti anni, fa il suo discorso davanti al pubblico. Dopo poche frasi di circostanza comprende tutto: dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, e senza di essa niente sarebbe possibile. Da diavolesse ad angeli, The Temptress come il dolce stil novo del cinema muto.
Yann Esvan