Quale modo migliore per presentare uno dei capolavori del cinema muto italiano, se non attraverso la lanterna a carbone nella piazzetta Pasolini? Mentre il proiettore sbuffava, ecco che la storia di Assunta Spina riprendeva vita sotto i nostri occhi. Questo anche grazie alla componente “veristica” del film, dove la protagonista è la Napoli del 1915 con la sua gente e le sue strade. La stessa Francesca Bertini, splendida protagonista, era una napoletana DOC e aveva tanto a cuore questa vicenda dal costringere il produttore Giuseppe Barattolo, altro napoletano, a farle dirigere il film assieme ad Alberto Carta. Il nome accreditato per la regia è però quello di Gustavo Serena, che qui ha il ruolo del fidanzato di Assunta.
La storia è nota: Assunta Spina (Francesca Bertini) è una stiratrice fidanzata con Michele Boccadifuoco (Gustavo Serena). Quest’ultimo e molto geloso e si convince che Assunta lo tradisce. Per vendetta la sfregia pagando però il gesto con il carcere. Assunta non aspetta il ritorno del fidanzato e medita di sposare un altro uomo. Il dramma è dietro l’angolo: Michele viene scarcerato prima del tempo e uccide il rivale, ma sarà Assunta Spina ad autoaccusarsi dell’omicidio.
Chi era abituato ad uno stile recitativo delle dive dalle gestualità portate all’estremo, sarà rimasto sorpreso dalla sobrietà della prova attoriale della Bertini. Non ci sono estremi, ogni scena ha i giusti tempi per risultare incredibilmente attuale. Se la gestualità è in qualche modo meno accentuata, ecco che vengono in aiuto i costumi, come il caratteristico scialle che le mani della Bertini rendono un “metronomo del dramma in atto”. La visione è stata impreziosita dallo splendido accompagnamento con piano e chitarra di Guido Sodo e François Laurent, che con canti e sonorità tipiche di Napoli hanno contribuito a rendere più vivido il salto temporale di cui ho parlato sopra.
Se ve lo siete perso consiglio c’è anche il nuovo DVD edito dalla Cineteca di Bologna, ricco di contenuti extra e con un booklet molto interessante con contributi di Giovanni Lasi, Michele Canosa, Gerardo Guccini e Marianne Lewinsky. Assolutamente da non perdere.
Yann Esvan