Nel 1912 con Quo Vadis? di Enrico Guazzoni si consolidava definitivamente una delle più incredibili storie del cinema italiano: quella dei film della ‘scuola storica’ ambientati nell’antichità. Si tratta di grandi produzioni curate in ogni dettaglio e spesso supportate da un budget anche molto elevato. In una lettera il Barone Fassini, direttore della Cines, ad esempio, annunciava che Quo Vadis? sarebbe costato ben ottantamila lire, cifra decisamente alta per l’epoca. L’interesse per questo filone convincerà le produzioni estere a confezionare altre pellicole di questo genere. E proprio al fascino irresistibile dell’antichità è dedicata l’ultima rassegna di Cento anni fa, che tra i suoi piatti forti offre appunto Quo Vadis? ma anche un classico come Spartaco ovvero il Gladiatore della Tracia di Giovanni Enrico Vidali (1913).
Quo Vadis? narra la celebre storia dell’incendio di Roma operato, secondo questa tradizione, per ordine dello stesso Nerone che voleva trovare la giusta ispirazione per completare una sua creazione poetica. La colpa ricade però sui Cristiani, facile oggetto dell’odio dei romani. Questi vengono così catturati e condannati ad essere sbranati dai leoni. Si intreccia alla loro sorte quella di Vinicio, romano convertito al cristianesimo per amore di Licia. Tanto per non venir meno alla tradizione degli uomini dotati di una straordinaria forza, cara alle produzioni italiane, non manca il personaggio di Ursus, fedele protettore di Licia, uomo capace di uccidere un toro con le sue sole mani. Ma cosa può offrire una produzione di cento anni fa ad un pubblico del 2013? Quo Vadis? colpisce per la bellezza delle scenografie ma anche per la grandezza con cui il film viene costruito. Non mancano scene con l’utilizzo di un gran numero di comparse e quindi della presenza, in contemporanea, di tantissimi attori sulla scena. Ma la scena che più di tutte ha colpito il pubblico è quella dell’esecuzione dei cristiani, divorati dai leoni. Le terribili fiere vengono mostrate allo spettatore mentre banchettano con il resto delle carni appartenute, un tempo, ai poveri credenti. Ma da lì è un crescendo di scene tragiche ed evocative come quella del suicidio di Petronio che si svolge, come vuole la tradizione sul personaggio, tra feste e divertimenti. Quo Vadis? insegna a combattere per ciò in cui si crede, dall’amore alle proprie convinzioni morali e religiose, ma è anche un inno al disprezzo nei confronti della lussuria e al modo in cui le classi dirigenti vedono da sempre la massa ed il popolo minuto. La morte di Nerone, nel finale, è un messaggio di speranza per tutta l’umanità, che vede finalmente la sua salvezza nella cristianità. Chiave di lettura in questo senso è anche la scena in cui Pietro fa per allontanarsi da Roma per avere salva la vita quando Gesù fa la sua comparsa dichiarando che se il santo avesse abbandonato la città lui sarebbe dovuto tornare per farsi nuovamente crocifiggere. Ma è proprio l’ultima didascalia a chiarire il significato della vicenda profetizzando un periodo di amore e fratellanza nel nome della religione.
Alcune delle tematiche affrontate in Quo Vadis? si ritrovano anche nel successivo Spartaco, una delle produzioni di quel periodo che merita di più di essere riscoperta. Il film è interessante in particolare se rapportato con Cabiria (1914) perché determina un tassello importante per la nascita dell’icona dell’uomo forzuto di cui ho già accennato sopra. Il protagonista della vicenda è Spartaco, il gladiatore della Tracia che mise in crisi Roma con la sua rivolta servile nel 73 a.C. Ma qui la storia prende decisamente una piega romanzesca e Spartaco diventa un gladiatore fedele schiavo della sorella di Crasso. Nonostante un invidioso combattente dell’arena escogiti diversi tentativi di toglierlo di mezzo, egli riesce a salvarsi e a dare la giusta punizione al suo avversario. In America il film piacque tantissimo tanto che l’unica versione disponibile fino ad oggi era quella di un pessimo DVD americano. Per fortuna la cineteca è entrata in possesso di una copia nitrato originale con didascalie in portoghese che, opportunamente restaurata, ha saputo dare nuovo lustro a questo emozionante film. Un critico americano scriveva a proposito di Spartaco ‘ha la dignità di un classico, anche se è pura fiction’. E ancora oggi questo eroe dal fisico scolpito mantiene tutta la sua dignità ed integrità nonostante alcune scene ormai possano suscitare ilarità si tratta a tutti gli effetti di un punto di partenza importante per la definizione di un nuovo modello che proprio con Quo Vadis? e il personaggio di Ursus stava cercando di definirsi. Tutti i grandi film peplum o i colossal ambientati nell’antichità devono molto all’Italia e il Cinema Ritrovato, con questa rassegna, l’ha voluto giustamente ricordare e sottolineare a distanza di cento anni. Diventa allora giusto concludere in questo modo la rassegna Cento anni fa, con un omaggio alle grandi produzioni nostrane e uno sguardo verso la grande produzione che sarebbe nata nei decenni successivi.
Yann Esvan