La quinta produzione a colori della Toho è il delizioso musical Janken Museme, il più grande successo commerciale del 1955. Le tre protagoniste, Hibari Misora, Chiemi Eri e Izumi Yokimura, divennero presto delle icone musicali, e le loro successive collaborazioni le fecero entrare nell’immaginario nazionale come “le tre ragazze”. Toshio Sugie, il regista, realizza il film ispirandosi a un noto romanzo a puntate di Minoru Nakano. La storia racconta le avventure di tre esuberanti diciassettenni nel Giappone degli anni Cinquanta, un Paese in bilico tra modernità e tradizione. In un mix tra dramma e commedia brillano le tre carismatiche protagoniste, in continuo contrasto con ciò che accade intorno a loro. Ognuna lotta contro gli stereotipi tradizionalisti, sgomitando per ottenere la propria indipendenza e raggiungere i propri obiettivi.
Il film non giudica la tradizione, né si scaglia contro la modernità, piuttosto descrive da un punto di vista oggettivo le contraddizioni del Giappone dell’epoca. Significativo è il modo di vedere la figura delle geisha. Ognuna delle protagoniste si trova a dover fare i conti con questa istituzione tradizionale e la reazione non è di totale rifiuto, ma una rielaborazione secondo la loro personale visione della vita. E le reazioni sono spesso incontrollate e imprevedibili, infatti in una delle scene più riuscite possiamo quindi ammirare una composta geisha che si scatena a ritmo di mambo. In questo continuo gioco di contrapposizioni il genere musical offre un ulteriore motivo di confronto tra i delicati motivi tradizionali, le più aggressive canzoni di stampo americano e le suadenti melodie europee. Tutta la composizione musicale vive attraverso le voci delle “tre ragazze” e le canzoni una volta sembrano voler rimarcare l’appartenenza e l’amore per il proprio Paese, altre volte il sogno di modernità, e altre ancora sono delle allegre e leggere filastrocche ironiche.
Il film è stato girato con la pellicola Eastmancolor che, dopo sessant’anni, ha subito numerosi danni e i colori si sono rovinati irrimediabilmente e in particolare il bianco è diventato irreversibilmente giallo. La pellicola presentata al Cinema Ritrovato non è priva di difetti e recuperare le tinte originali è stato un lavoro difficile. Nonostante ciò il risultato è notevole e il film ci viene restituito in tutti i suoi colori e i suoi particolari, soprattutto la brillantezza dei costumi, dalle elaborate fantasie dei kimono alle sgargianti gonne a ruota. Janken Museme è un tripudio di colori e scenografie dai dettagli intriganti e quindi l’utilizzo del colore è stata un’esigenza necessaria, che ha permesso di arricchire ulteriormente la visione.
Questo musical ha in sé tutte le caratteristiche del Giappone dell’epoca, un Paese di forti contrasti in pieno rinnovamento sociale e culturale. La freschezza di questo film può trarre in inganno, ma la storia è solo apparentemente semplice e spensierata, e diventa un pretesto per mostrare uno spaccato realistico della società attraverso la sottile ironia, di un Paese capace anche di ridere di se stesso.
Chiara Maraji Biasi