Dopo aver inaugurato la sezione “Jazz al cinema” con Ball of fire di Howard Hawks, rivisitazione in chiave musicale della favola di Biancaneve e i sette nani, il Cinema Ritrovato propone un’altra felice rilettura di un’opera immortale, Otello di William Shakespeare. And “All that jazz”, con le sue indiavolate pulsazioni, si riversa in un melodramma edulcorato travestito da fumoso noir di interni. Claustrale e romanticamente tragico, ridicolo e irriverente, a tinte livide (il bianco e nero icastico dipinto da Edward Scaife) e sostenuto dal ritmo febbrile di basso e batteria. Dietro la macchina da presa c’è un autore anticonformista come Basil Dearden, che nel 1961 aveva ben chiaro il concetto di “gioco di squadra” in cui le regole sono fatte per essere infrante, soprattutto quelle societarie.
Ai due leader Michael Relph (produttore) e Basil Dearden (regista) si aggiunge infatti una “black list” di gente messa all’indice dal senatore McCarthy, tra cui lo sceneggiatore Paul Jarrico, mentre nella dimora-palcoscenico (unica location del film), sotto le luci della ribalta si esibiscono i più autorevoli musicisti della scena jazz del dopoguerra che interpretano se stessi, da Tubby Hayes a Johnny Dankworth, da Dave Brubeck al piano e Charlie Mingus al basso, questi ultimi performer d’eccezione in un duetto, “Non-sectarian blues”, che li vede alla loro prima apparizione insieme. All Night Long (1962) come reinvenzione esilarante di una celebre tragedia e come esposizione di talenti della musica, felice connubio di immagine e suono.
Nel quartiere londinese di Mayfair, presso la ricca abitazione del famoso impresario della Jazz music Rod Hamilton (Richard Attenborough), si festeggia l’anniversario di matrimonio della cantante Delia-Desdemona (Marti Stevens) e del pianista Aurelius-Otello (Paul Harris). Tra i convitati non mancano il fido protetto del “Moro di Londra”, Cass (Keith Michell) e il suo antagonista Johnny Cousin (Patrick McGoohan), un “Iago” batterista pronto a tutto pur di mettere in cattiva luce Cass agli occhi di Aurelius. E tra piccole faide, scaramucce e intrighi di palazzo, divertenti pantomime e appassionati duelli in musica, la pellicola di Basil Dearden ricrea lo spirito beat ribelle e multietnico.
Beat come vibrazione improvvisa costruita sugli assoli di basso e di batteria, come sceneggiatura “ritmica” e tamburellante (di Nel King e Paul Jarrico), la cui melodia si effonde in un’opera che riflette sul sodalizio cameratesco dei musicisti mettendo a nudo le sfrontate passioni che soggiogano l’ “every man”: l’amore prepotente di Otello, l’odio furibondo di Iago per Cass, il sentimento di quieta sottomissione di Desdemona. Il risultato è una commedia da camera sfrontata in cui una colonna sonora fulminante costruisce dialoghi e azioni configurando l’intero film come un’unica sregolata jam session con variazioni sul tema.
Vincenzo Palermo – Associazione culturale Leitmovie