Colpi di scena e inseguimenti mozzafiato! La banda dei lupi di Kultur mira a sovvertire l’ordine costituito e diventare padrona del mondo. Così quando scoprono che il Dr. Grayson ha inventato un modo per pilotare a distanza i temibili missili torpedo, decidono di rubargli i progetti dell’arma e ucciderlo. Ma sua nipote Alice non demorde e inizia una folle avventura per tentare di sventare i piani della banda. Al suo fianco troverà Bob Moore, che sospinto dall’amore per lei compie le azioni più folli. Come da tradizione dei migliori serial muti americani,Wolves of Kultur è pieno di azioni spettacolari e colpi di scena.
Come accadeva per i grandi romanzi pubblicati sui quotidiani, ogni episodio termina con un climax, quando i protagonisti sono in pericolo di morte e con l’invito a tornare a teatro la settimana successiva per conoscere la loro sorte. Gli episodi, di venti minuti ciascuno, sono schizofrenici, con i personaggi in perenne movimento, imprigionati e liberati più volte, pronti a combattere contro ogni avversario con zuffe e parapiglia spettacolari. Bob passa più tempo in acqua o a mezz’aria piuttosto che a terra, del resto gli stunt erano e sarebbero stati un marchio di fabbrica del suo interprete Charles Hutchinson. Di certo il film è pieno di naiveté e cattivissimi membri della gang commettono leggerezze inaccettabili, tanto che la stessa Alice arriverà ad ammetterlo in una didascalia dell’ultimo episodio. Ma questa componente è ovviamente indispensabile affinché il serial possa continuare per 15 lunghi episodi, la maggioranza dei quali è evidentemente un puro riempitivo tanto da rendere possibile la comprensione di tutta la storia guardando solo i primi e gli ultimi episodi. Alcune note di colore il fatto che questo serial abbiamo propagandato la National Rifle Association, associazione che fin dal 1871 difende il diritto degli americani ad avere armi da fuoco. Del resto quelle sono tra le cose che non mancano mai nella serie con sparatorie che si alternano a battaglie furiose all’arma bianca.
Oggi le serie televisive sono sempre più popolari e le tecniche narrative si stanno affinando sempre di più. La proiezione dei grandi serial muti, con la loro continuity, seppur discontinua, è importante per fare comprendere alle nuove generazioni quante di quelle che noi percepiamo come innovazioni siano in realtà eredità di un passato vicinissimo alle origini del cinema. Questa stessa caratteristica, del resto, viene da ancora più lontano, ed è legata alla pubblicazione dei grandi romanzi di appendice i cui capitoli venivano pubblicati settimanalmente. Tenere alta la tensione era quindi necessario per portare nuovamente lo spettatore al cinematografo per vedere il capitolo successivo. Oggi questa tecnica può essere ripetuta all’infinito e si realizza oggi con i tanto odiati cliffhanger di fine stagione, che lasciano lo spettatore in attesa di un finale che potrebbe non arrivare mai in caso di cancellazione della serie. Per nostra fortuna questo non accadeva con i serial muti, il finale era garantito con soddisfazione del pubblico in sala.