La strada di Renzi e Fellini
In occasione delle celebrazioni felliniane, proseguiamo con la pubblicazione di alcuni estratti di articoli che scrittori, poeti e intellettuali hanno dedicato al Maestro e al suo cinema, contenuti nel fondo Calendoli. È la volta di Renzo Renzi (1919-2004), di cui la Cineteca di Bologna ha festeggiato i 100 anni a dicembre dell’anno scorso. Intellettuale di grande levatura culturale e morale, fu tra i più illuminati e acuti critici cinematografici italiani. Capì e difese il cinema di Fellini sin dai sui esordi, come dimostra questo articolo II clima del ’40, pubblicato su Il Contemporaneo, il 23 aprile 1955. In La strada (1954), la dimensione mitica, onirica e stralunata dei personaggi calati in un paesaggio italiano desolante, sollevò un putiferio di polemiche e stroncature. Dov’era finita la lezione del Neorealismo, si chiedevano quelli di sinistra e i cattolici potevano mai accettare che gli emarginati, gli ultimi, non venissero salvati dalla Provvidenza?
Tre passi nel delirio con Camilla Cederna
Giovanni Arpino immagina Fellini
In occasione delle celebrazioni felliniane, proseguiamo con la pubblicazione di alcuni estratti di articoli che scrittori, poeti e intellettuali hanno dedicato al Maestro e al suo cinema, contenuti nel fondo Calendoli. E su Fellini maestro del colore si sofferma Giovanni Arpino, dedicandogli una delle sue famose lettere “scontrose” dalle pagine di Il Tempo, il 13 gennaio 1965, pochi giorni prima del quarantacinquesimo compleanno del regista. Radicato nella cultura piemontese, Arpino è stato un grande giornalista, scrittore e poeta; di fama mentre ancora in vita (è scomparso nel 1987), oggi purtroppo tra i molti dimenticati, forse a causa della suo stile unico, non riconducibile alle correnti letterarie nazionali contemporanee.
Federico lost in translation a New York
In occasione delle celebrazioni felliniane, proseguiamo con la pubblicazione di alcuni estratti di articoli che scrittori, poeti e intellettuali hanno dedicato al Maestro e al suo cinema. Dopo Italo Calvino, è la volta di Indro Montanelli che in occasione del grande successo ottenuto negli Stati Uniti da Le notti di Cabiria (1957), scrive un pezzo sull’accoglienza trionfale ricevuta da Fellini e Giulietta Masina a New York (“Il Corriere”, 29 dicembre 1957). Il cinema non è fatto solo di film. La fascinazione che esercita sul pubblico esce dai set e dalle sale cinematografiche. Per vivere ha bisogno di costruirsi una propria mitologia che si nutre delle vite dei personaggi che lo popolano. Fellini è tra i molti, simbolo, vittima e al tempo stesso carnefice per eccellenza di questo meccanismo. Montanelli ne fa un ritratto perfetto.
“Amarcord” e la memoria inventata
In occasione delle celebrazioni felliniane, pubblicheremo alcuni estratti di articoli che scrittori, poeti e intellettuali hanno dedicato al Maestro e al suo cinema. L’idea di raccoglierli in una pubblicazione è nata qualche anno fa, quando per la prima volta si mise mano ai 770 ritagli stampa sull’autore, presenti nel Fondo Giovanni Calendoli; da questa imponente raccolta sono emersi una cinquantina di pezzi di grandi firme della cultura italiana e dei quali quasi la metà non segnalati nella monumentale BiblioFellini, 2002-2004. Questo articolo si avvale in parte di questo tesoro di cui vi daremo qualche altro assaggio.
“La dolce vita” e la sua straordinaria storia produttiva
In occasione del centenario felliniano che tra le molte iniziative prevede anche l’uscita in sala della versione restaurata dalla Cineteca di La dolce vita (che a sua volta compie 60 anni dall’uscita), proponiamo in anteprima un assaggio della ricerca condotta da Barbara Corsi che, a partire dai documenti originali del fondo Giuseppe Amato, produttore del film insieme ad Angelo Rizzoli, ha ricostruito l’avventurosa storia della realizzazione del film. Ricordiamo del resto che la produzione di La dolce vita si chiuse con uno sforamento di budget clamoroso – 877 milioni di lire spesi invece di 666 – ma gli alti costi vennero recuperati grazie allo straordinario successo di pubblico che consentì al film di battere ogni record d’incasso.
Lettere da uno sconosciuto. La strana storia di Mariù Pascoli e Roberto Vivarelli
L’autobiografia dell’attrice bambina Maria Letizia Pascoli si chiude con un approfondimento nato dal scoperta di alcune lettere di suoi ammiratori. Nel 1941 Mariù Pascoli interpreta il ruolo di Ombretta in Piccolo mondo antico e nel giro di una notte diventa la bambina più famosa d’Italia. Piovono le lettere degli ammiratori, spesso soldati, dagli ospedali o dal fronte, più spesso bambini. Uno di questi, Roberto Vivarelli, dodici anni, ha un vantaggio sugli altri. Dice di essere il nipote di Maria De Matteis, la costumista del film di Soldati, e di essere in grado di farle avere uno dei suoi abiti di scena (lettera del 28 aprile 1941). E qui comincia una storia nella Storia, tutta da conoscere.
Il romanzo di Mariù – Parte VI
È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali, la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la sesta e ultima puntata.
Renzo Renzi e “Il diario di Peschiera” – terza puntata
L’omaggio a Renzi prosegue su Cinefilia Ritrovata, riproponendo i ricordi dell’intellettuale bolognese (di adozione) a proposito dell’arresto e del processo per vilipendio alle forze armate che, nel 1953, lo vide – suo malgrado – protagonista insieme al critico Guido Aristarco della vicenda. La storia di L’armata s’agapò venne raccontata per la prima volta nel volume edito da Laterza nel 1954, Dall’Arcadia a Peschiera e successivamente ripubblicata a puntate in “Il Contemporaneo” nel 1955. Nel 1985, Renzi, ripropose il Diario di Peschiera ai lettori del periodico “Bologna Incontri”, dandone una nuova versione, con l’inserimento di episodi inediti. Sono gli scritti che ora riproponiamo.
Il romanzo di Mariù – Parte V
È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali, la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la quinta puntata.
Renzo Renzi e “Il diario di Peschiera” – seconda puntata
L’omaggio a Renzi prosegue su Cinefilia Ritrovata, riproponendo i ricordi dell’intellettuale bolognese (di adozione) a proposito dell’arresto e del processo per vilipendio alle forze armate che, nel 1953, lo vide – suo malgrado – protagonista insieme al critico Guido Aristarco della vicenda. La storia di L’armata s’agapò venne raccontata per la prima volta nel volume edito da Laterza nel 1954, Dall’Arcadia a Peschiera e successivamente ripubblicata a puntate in “Il Contemporaneo” nel 1955. Nel 1985, Renzi, ripropose il Diario di Peschiera ai lettori del periodico “Bologna Incontri”, dandone una nuova versione, con l’inserimento di episodi inediti. Sono gli scritti che ora riproponiamo
Renzo Renzi e “Il diario di Peschiera” – prima puntata
L’omaggio a Renzi prosegue su Cinefilia Ritrovata, riproponendo i ricordi dell’intellettuale bolognese (di adozione) a proposito dell’arresto e del processo per vilipendio alle forze armate che, nel 1953, lo vide – suo malgrado – protagonista insieme al critico Guido Aristarco della vicenda. Renzi fu giudicato colpevole in quanto autore di un soggetto intitolato L’armata s’agapò – uno spaccato poco edificante dell’occupazione militare italiana in Grecia – mentre Aristarco fu condannato in quanto editore, per aver pubblicato lo scritto sul periodico “Cinema Nuovo”. La storia venne raccontata per la prima volta nel volume edito da Laterza nel 1954, Dall’Arcadia a Peschiera e successivamente ripubblicata a puntate in “Il Contemporaneo” (n. 42, 43 e 44) nel 1955. Nel 1985, Renzi, ripropose il Diario di Peschiera ai lettori del periodico “Bologna Incontri”, dandone una nuova versione, con l’inserimento di episodi inediti.
Il romanzo di Mariù – Parte IV
È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali,
la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la quarta puntata.
Il romanzo di Mariù – Parte IV
È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali, la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la quarta puntata.
Il romanzo di Mariù – Parte III
È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna, un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali,
la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la terza puntata.
Il romanzo di Mariù – Parte II
È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna, un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali,
la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la seconda puntata.
Il romanzo di Mariù – Maria Letizia Pascoli, la Shirley Temple italiana
È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna, un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali,
la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Ne cominciamo da oggi la pubblicazione.
“Kapò”, un’eroina senza eroismo
L’idea di Kapò, inizia a farsi strada da un soggetto di un giornalista francese, Dédé Lecaze, deportato a Mauthausen e capitatogli fra le mani un po’ per caso. Era la storia vera di un boxeur dilettante che riuscii a sopravvivere nel campo di concentramento perché i suoi match rappresentavano uno svago per gli ufficiali delle SS. S’intitolava Il tunnel. Durante la preparazione del film, Pontecorvo e Franco Solinas (suo inseparabile amico e sceneggiatore) lessero Se questo è un uomo di Primo Levi, restandone molto colpiti, soprattutto quando lo scrittore racconta che, per mantenere l’ordine, le SS si servivano di prigionieri che sapevano il tedesco e le lingue degli altri deportati. Questi ultimi venivano inquadrati nelle gerarchie dei carnefici, trasformandosi nei peggiori aguzzini dei loro stessi compagni.
“Essere donne” di Cecilia Mangini. Storia di un boicottaggio
Il documentario Essere donne (1965), girato da Cecilia Mangini è stato all’epoca ingiustamente boicottato dagli stessi produttori e registi che facevano parte della Commissione ministeriale che decideva delle sorti dei medio e cortometraggi che accompagnavano la programmazione dei film nelle sale. Non ottenere l’appoggio degli esercenti e neppure il premio di qualità, significava negare una vita sullo schermo al proprio film. Era un modo subdolo per censurare indirettamente quei documentari che affrontavano argomenti scomodi che il governo non desiderava far arrivare al pubblico. La documentazione conservata nell’Archivio di Cecilia Mangini e Lino Del Fra aiuta a capire le ragioni della sua ‘bocciatura’.
“Jules e Jim” e la riforma della legge sulla censura cinematografica italiana
Il ritorno in sala di Jules e Jim restaurato permette indagini storiche. Come quella sulla censura. Così recita il testo originale del primo visto di censura negato al film: “La Commissione di revisione cinematografica (prima sezione) esaminato il film il giorno 30 maggio 1962 esprime, a maggioranza di 5 contro 2, parere contrario alla proiezione in pubblico del film stesso ravvisando, nel complesso della pellicola e soprattutto nella seconda parte di essa, un crescere di offesa al buon costume, inteso questo soprattutto sotto il profilo dell’ordine e della morale familiare. Il film, infatti, svolge la tesi d’un marito, innamoratissimo della moglie, che, pur di non perderla, acconsente e quasi predispone i congressi carnali di lei con l’amante sotto lo stesso tetto coniugale. La Commissione decreta di non concedere il nulla osta alla rappresentazione in pubblico del film”.
Mario e Charlot: due icone a confronto
Charlot e Mario sono stati al centro di un passaggio epocale che ha coinvolto i rispettivi media di appartenenza. Due icone rappresentative di due visioni del mondo a prima vista superate dal progredire della tecnica. Charlot e Mario sono simulacri assurti alla dimensione di icone, creati ad hoc da due autori, Charles Chaplin e Shigeru Miyamoto. Uno nato a Londra alla fine dell’Ottocento, l’altro vicino a Kyoto nel 1952. Se è sicuro che Chaplin non abbia mai giocato a una delle avventure di Mario, è invece assai probabile che Miyamoto abbia visto, da ragazzo, alcune delle comiche di Charlot. Interrogato a tal proposito, Miyamoto ha negato qualsiasi forma di ispirazione a Charlot durante la creazione del personaggio di Mario. Eppure, quelle corse segnate da cambi di direzione così prossemicamente marcati, l’immancabile calcio nel sedere al bruto di turno, o ancora quelle sessioni di aggraziato pattinaggio, sono tutti piccoli dettagli che accomunano i nostri beniamini.