Un’attraente e giovanissima Ingrid Bergman agli esordi della sua carriera sul grande schermo recita la parte di una pianista di talento che aspira ad esibirsi nei più grandi teatri della musica e che cerca di trasmettere la sua passione e le sue doti alla piccola Ann-Marie figlia del violinista di fama mondiale Holder Brandt (Gosta Ekman). L’amore per la musica crea un atmosfera che li avvolge in un aspirale di tenerezze e sotterfugi ai quali non riescono a sottrarsi. La loro passione sfocia in incontri clandestini nei quali i due si giurano eterno amore e convincono Holder a lasciare la famiglia e partire in giro per il mondo con la sua amata. Diverso tempo dopo Anita si accorge del “malessere” del compagno al quale manca l’affetto della figlia, quindi decide di accettare la borsa di studio propostagli, convincendolo così a tornare dalla famiglia.
Il film verrà in seguito riproposto dal regista Gregory Ratoff tre anni dopo con il titolo di Intermezzo: A Love Story; in questa pellicola troviamo nello stesso ruolo da protagonista Ingrid Bergman nella sua prima interpretazione hollywoodiana, affiancata però da Leslie Horward nel ruolo del violinista. La Bergman a soli ventuno anni basta sola a dare luce e rendere grande un film, ma qui troviamo anche un’interpretazione impeccabile di Gosta Ekman e una colonna sonora essenziale per lo svolgimento. Monlander affermerà poi “ho creato Intermezzo per lei, ma non sono responsabile del suo successo. Ingrid si è creata da sola il suo successo attraverso le sue performance. La verità è che nessuno l’ha scoperta. Nessuno l’ha lanciata. Lei si è scoperta da sola”
Un film basato sull’impossibilità di abbandonarsi totalmente ai sentimenti, filtrato forse da un moralismo all’epoca censorio, ma che riesce a cogliere in poche pennellate l’essenza del melodramma, nel senso migliore e più puro del termine, l’amore impossibile a cui abbandonarsi è solo chimera irraggiungibile quando si interpongono i doveri familiari di mezzo. Intermezzo è un film che indugia sulla malinconia di un sentimento perduto e allo stesso tempo ci da visione di una donna da condannare dalla pubblica morale, cosciente di vivere un illusione di un amore che non può concludersi come le due parti sognano; mentre da parte di Holger si conclude nel momento in cui comprende di sostituire la presenza della figlia con quella della bambina incontrata nel paese dove si erano trasferiti per sublimare al suo passato.
D’altronde “non puoi prendere un treno senza lasciare qualcosa sul binario”-
Francesca Bernardi