Non c’è dubbio che la cinefilia, almeno quella meno salottiera, abbia sempre amato Wes Craven. Co-fondatore spirituale dell’horror politico anni Settanta – L’ultima casa a sinistra Le colline hanno gli occhi ne sono vertice assoluto – ma anche capace di trasportare l’horror nel postmoderno ludico (la saga di Scream) Craven era un cinefilo a sua volta. Conoscitore di Bergman, tanto che proprio Last House on the Left è una sorta di remake di La fontana della vergine, appassionato cultore di Hitchcock, come si scopre da mille citazioni più o meno esplicite, Craven è stato un regista discontinuo. La sua morte avvenuta in queste ore non lo ha certamente colto nel suo momento migliore, anzi erano ormai parecchi anni che non lo si poteva più considerare in auge creativa. Eppure nessuno gli può negare lo statuto di maestro moderno dell’orrore.

Come si diceva, ci lascia una magnifica e contraddittoria filmografia. Per saperne di più, consigliamo la bella voce dell’Enciclopedia del Cinema Treccani curata da Federico Chiacchiari. Poi per i più esperti, un bell’articolo in inglese con i suoi consigli di regia. Sempre in inglese, un bel saggio sul concetto di cult ed eccesso applicato a L’ultima casa a sinistra. Il suo film più celebreNightmare, ha ricevuto a sua volta tonnellate di analisi, qui riassunte da un bel saggio di James Kendrick. Tra i migliori volumi in italiano, quello datato 1999 curato da Danilo Arona per Falsopiano, qui si possono leggere le prime 30 pagine.

Torneremo presto su Craven, una volta assorbito il colpo. Nel frattempo restiamo pensierosi sulla panchina, come Freddy nella foto qui sopra.