Past Lives è l’esordio cinematografico di Celine Song: un racconto semplice ma curato, con un’estetica che gioca di sottrazione con interni scarni, sguardi accennati e moti interiori sotterranei. Il debutto di Song è certamente un film sulle diverse declinazioni del concetto di amore; di come sia soggetto alle variabili temporali e spaziali, come diversi tipi di amore appartengano a diverse fasi della vita e come queste relazioni possano coesistere e stratificarsi fino a creare un mosaico  di amori. Ma Past Lives è soprattutto un film sull’identità: su come venga plasmata dai nostri legami e dalle nostre scelte.

Na Young si trasferisce dalla Corea del Sud negli Stati Uniti: nel farlo cambia nome, diventando Nora Moon. Past Lives si apre su questo cambio di identità, che fa da spartiacque tra il passato e il presente, tra la Corea e gli Stati Uniti, tra l’infanzia e la vita adulta. Delle differenze che si riflettono nel rapporto con Hae Sung, il suo amico d’infanzia. Past Lives tiene fede al suo titolo articolandosi attraverso la stratificazione e l’intreccio dei diversi momenti della vita, intervallati da movimenti nello spazio: da Nora che se ne va, a Hae Sung che va a New York per vederla, quando lei è già sposata con Arthur, uno scrittore americano.

Ma lo spazio è inteso soprattutto come distanza, terreno su cui si gioca gran parte delle scelte che definiscono le vite dei protagonisti. Nora e Hae finiscono sempre per ritrovarsi nel corso della vita: ma il loro rapporto amoroso non sembra mai destinato a prendere forma, il loro amore si muove incerto nella gabbia delle definizioni. Non ci sono dichiarazioni plateali, né contatti fisici di tipo sentimentale, nemmeno allusioni: l’ipotesi del loro amore rimane sospesa in una dimensione di indefinitezza.

La narrazione, invece di ripiegarsi su un cliché trito e ritrito come quello del triangolo e della competizione amorosa, decide di fornire una rappresentazione più sfaccettata del rapporto tra Nora, Hae Sung e il marito di Nora, Arthur, che valorizza le specificità dei singoli rapporti: quello di Nora con Hae Sung e quello di Nora con Arthur. E il modo in cui entrambe le relazioni hanno contribuito nella formazione emotiva di Nora: “quella che se ne va” per Hae Sung, che la vede entusiasta di emigrare in America per vincere il Nobel per la letteratura; “quella che resta” per Arthur, desideroso di comprendere ogni suo lato, fino ad imparare il coreano per capire cosa dica mentre sogna.

Nora Moon, ormai una donna matura, dice a Hae Sung: “davanti a te non hai più quella bambina”, ma poi ne afferma la presenza in un lato remoto di sé stessa: riconosce e legittima quella bambina, pur dando sempre la priorità alla versione presente di sé stessa, frutto di tutte le sue scelte. Ma riconosce la verità insita nei desideri e nei sogni di quella bambina. Onora il suo passato senza sconfessarlo, ma ama il suo presente: questo le permette di lasciarsi andare a un pianto liberatorio e di elaborare il dolore dell’assenza.

Past Lives è un’indagine discreta e silenziosa sul valore delle scelte, sulle diverse forme dell’amore, sull’importanza di riflettere sul passato senza sentirsi ancorati ad esso. Sulla libertà di scegliere e di celebrare quelle scelte, e sulla libertà di piangere e ricordare ciò che, nell’atto di scegliere, abbiamo perso.