La regista Antonella Sudasassi Furniss manipola e gioca, come se fosse argilla, con il corpo di un’anziana signora che incarna tutte le tribolazioni e le speranze di una generazione di donne passata e presente per auspicare a un futuro più libero. Allo stesso tempo, porre al centro questo simulacro di donna d’altri tempi è la validazione di tutta una serie di esperienze, positive e negative, che le donne hanno dovuto affrontare; il film stimola il ragionamento su ciò che è stato e che viene socialmente imposto alle donne che, vivendo in un sistema patriarcale, difficilmente riescono a esprimere pienamente il proprio io.
È così che Memorias de un cuerpo que arde (selezionato al Gender Bender 2024) presenta, attraverso il voiceover, la storia sessuale di tre donne che, ormai anziane, rivelano al mondo la propria intimità. Visivamente, è la donna sullo schermo, se non addirittura la sua stessa casa, a mutare nel tempo e a cambiare comportamente a seconda di chi narra e di cosa, soprattutto, viene narrato. La moglie, la figlia, la nonna, madre… il corpo che arde è quello della Donna, un corpo che trasuda che trasuda passione e memoria di un tempo che per generazioni si è replicato sempre uguale.
Moglie, figlia, nonna, madre: sempre succube, ordinata, ma anche piena di desideri inesplorati e, soprattutto, inascoltati; ora tutto questo è posto di fronte a noi in maniera più che chiara, saremo capaci di apprendere tutto questo? Nel ventunesimo secolo può la storia delle donne, intesa come storia personale, essere fonte di insegnamento per un mondo che grida alla parità, che urla il proprio diritto di esistere - non come simulacro di sé stesse, ma come un Io forte, dal cuore palpitante.
L’opera si pone in linea anche un generale interesse cinematografico contemporaneo rispetto alla vita sessuale delle donne in tarda età e al rapporto che queste hanno e hanno avuto con la sessualità. Ne sono un esempio il mediometraggio Las Novias del Sur (Elena López Riera, 2024) oppure il cortometraggio Granny’s Sexual Life (Urška Djukić, Émilie Pigeard, 2021); ovviamente queste analisi mediali non sfociano nel feticismo o nel cinema erotico - nel senso di pornografico - ma si soffermano sulla necessità di meglio rappresentare questo tema che si pone in contrasto con una società occidentale che, sebbene ossessionata dalla sessualità, resta comunque “bacchettona” nei confronti della libertà femminile.
Memorias de un cuerpo que arde sancisce il corpo femminile come primo archivio della memoria. Il corpo, che si muove nello spazio, che subisce violenza, e che esplora il piacere non può che essere quello di una donna. Nell’evolversi della figura femminile in scena, che passa da donna a ragazzina per poi di nuovo crescere e invecchiare, la regista individua proprio la cassa di risonanza di mille pensieri e ricordi, di cose mai dette, di dolori celati; nel film di Antonella Sudassi Furniss il corpo di donna è un fuoco che divampa per attirare l’attenzione che non ha mai ricevuto… o che ha ricevuto in maniera passata.
È un archivio che deve essere riletto e riscoperto, analizzato con le prospettive odierne e la contestualizzazione storica, messo in mostra per far sì che il corpo di tutte le donne non sia più recluso.