Come già consigliava Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, per vincere il peso della vita è necessario esercitare la leggerezza, intesa non in termini di superficialità, bensì come capacità di planare sulle cose dall’alto. La leggerezza è poi anche quel faro che illumina la rotta a certi sottogeneri della commedia, una cifra stilistica e tratteggiata che colora gli intrecci tipicamente comici, dai sentimentali agli equivoci ironici che nascono nelle situazioni più disparate, come per esempio il primo appuntamento.
Con l’uscita del nuovo film, FolleMente, Paolo Genovese torna per ricordarci quanto frangibili possiamo essere e quanto benefica sia la risata al gusto di leggerezza. Il soggetto dell’opera ricostruisce una dinamica ben conosciuta, quella del live action Inside Out (2015), ove la mente dei personaggi si manifesta come un cosmo pluriabitato da tutte le emozioni.
Come ha affermato lo stesso Genovese, il pitch del film, ovvero l’idea che sta alla base dell’intera sceneggiatura risale ad un progetto accantonato del 2004, ma è interessante come questa dinamica contrapposta, tra le persone e le proprie menti abitate dai pensieri, venga riposta nel contesto situazionale del primo appuntamento, la croce e delizia condivisa da tutti.
Fin dall’inizio, di Piero e Lara - rispettivamente Edoardo Leo e Pilar Fogliati - non conosciamo niente. Sono due pagine bianche, due perfetti sconosciuti che si incontrano per caso in un bar e decidono di organizzare un’uscita insieme o, meglio, una cena a casa di Lara.
Descriverlo come un appuntamento da coppia aperta, quasi spalancata è un mero eufemismo. L’atmosfera romantica della situazione diventa un conflitto corale tra i pensieri, ove la coralità si configura come il sostegno stilistico e registico dell’intero film. La chiusura visiva degli spazi interni si alterna con un ritmo cadenzato e sostenuto, tra campi e controcampi che restituiscono lo stordimento emotivo e turbolento del primo appuntamento.
Ogni gesto, parola pronunciata, sguardo ammiccato o mezzo sorriso diventano dei casi studio analizzati freudianamente dalle emozioni che concepiscono i pensieri, i dubbi e quei voli mentalmente pindarici che ognuno di noi si costruisce ogni volta che si trova davanti la persona che ha catturato il nostro interesse.
Come i grandi maestri della commedia romantica insegnano, da Billy Wilder a Woody Allen, passando da Ernst Lubitsch, è molto più difficile far ridere che piangere e per essere buona, una commedia deve basarsi su un’ottima sceneggiatura. Da questo punto di vista, Paolo Genovese non è un novizio della commedia e con Perfetti sconosciuti ha dimostrato di saper maneggiare perfettamente un’ottima sceneggiatura. Basti pensare infatti, che si tratta dell’opera cinematografica con più riadattamenti a livello internazionale.
Con FolleMente, il regista propone una sceneggiatura a più mani, un esercizio di scrittura aggregata con Francesco Piccolo, Paolo Costella, Isabella Aguilar e Flaminia Gressi che portano in superficie le dinamiche comportamentali, dibattute dai pensieri che affollano la nostra mente durante il primo appuntamento. Se poi quelle emozioni sono impersonate da un cast che riunisce alcuni tra i grandi nomi della scena italiana, la sceneggiatura non può che attecchire comodamente nel terreno della commedia romantica.
I pensieri emotivi che vivono e animano la mente di Lara e Piero si ripartiscono binari tra Alpha e il Professore (Claudia Pandolfi e Marco Giallini), Giulietta e Romeo (Vittoria Puccini e Maurizio Lastrico), Scheggia e Valium (Maria Chiara Giannetta e Rocco Papaleo), infine Trilli ed Eros (Emanuela Fanelli e Claudio Santamaria). Contrapposti e schierati, come durante una battaglia navale, ogni pensiero rivela una verità del sé che si dischiude tra le incertezze della situazione, tra la paura di apparire per ciò che non si è, e l’ansia di sbagliare il tempismo del primo bacio.
FolleMente è una commedia che sa interpretare con leggerezza i linguaggi moderni della relazione fra uomo e donna, e quei rovesciamenti di ruolo - da chi deve pagare a chi deve servire il vino - che, innescando un flusso ininterrotto di pensieri, rischiano di appesantire il piacere della conoscenza. E se in Perfetti sconosciuti Genovese ci aveva messo vis à vis con la nostra frangibilità, in FolleMente ci insegna come si fa a planare sulle cose dall’alto.