La scrittrice Helen Fielding ha dichiarato ironicamente che l’essersi vagamente ispirata al romanzo Orgoglio e pregiudizio quando scrisse Il diario di Bridget Jones probabilmente non sarebbe dispiaciuto a Jane Austen. Sono passati 30 anni da quando l’adorabile Bridget ha fatto la sua prima apparizione in una rubrica del giornale Independent. La Fielding allora non sapeva che, sebbene impietosamente bollata come genere chick-lit, la sua creazione sarebbe diventata uno dei personaggi comici più famosi della letteratura inglese e un fenomeno blockbuster al cinema.

Nel 2001 infatti usciva nella sale Il diario di Bridget Jones, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo, con Renée Zellweger, Hugh Grant e Colin Firth, film entrato a far parte dell’immaginario collettivo, una delle commedie romantiche simbolo degli anni 2000, che prendeva in giro gli stereotipi della vita di una donna londinese single, svelandone ma in qualche modo consolidando molti di essi.

Nel 2025 Bridget Jones è tornata tra noi. Con il quarto capitolo della saga, per la regia di Michael Morris e una colonna sonora emozionale che va da David Bowie ai Fat-Boy Slim, il leggendario diario si è riaperto e molte cose sono cambiate.

La protagonista è di nuovo single ma è anche una cinquantenne pronta a rimettersi in gioco nonostante le avversità della vita. Nell’incipit di Bridget Jones- Un amore di ragazzo, scopriamo che la protagonista è rimasta vedova dell’amatissimo Mark Darcy, interpretato da Colin Firth, ucciso durante una missione umanitaria in Sudan, ed è madre dei loro due figli, Billy e Mabel.

Il personaggio è diventato più denso e complesso, vede la vita attraverso il prisma della perdita e della genitorialità, lascia spazio al dolore e lo attraversa in maniera adulta, pur consapevole che sono passati quattro anni dalla perdita di Mark ed è tempo di vivere di nuovo. La versione imperfettamente autentica di sé, che ormai abita nel quartiere più snob di Londra, può continuare a inciampare e trovare il suo equilibrio, e divertirsi persino di un tentativo mal riuscito di lifting alle labbra.

Il sequel prodotto dalla Working Title e distribuito dalla Universal Pictures vede il brillante ritorno di Hugh Grant nel ruolo del sessualmente vorace Daniel Cleaver ormai attempato e di Emma Thompson nell'esilarante ginecologa Rawlings che dispensa consigli di vita e di sesso, oltre alla partecipazione dei nuovi interessi amorosi di Bridget, rispettivamente il toy boy ventottenne interpretato da Leo Woodall (The White Lotus) e il professor Wallaker interpretato da Chiwetel Ejiofor (Love, Actually).

Probabilmente l’intera saga costruita sul personaggio ideato dalla Fielding oggi non supererebbe il Bechdel test, una misura della rappresentazione positiva ed evoluta delle donne nel cinema e nei media, ma la sessualità libera e disinibita sfoggiata ancora una volta e la naturale predisposizione di Bridget ad accogliere e sorridere sempre della goffaggine liberandosi di assurde pretese di perfezione, nonostante tutto ci fa piacevolmente empatizzare con lei per tutta la durata del film.