Mai come in questo periodo gli schermi cinematografici, e televisivi, sono stati così affollati dalle regine. Figure leggendarie, mitiche, avvolte da un’aura di mistero che spesso cela la solitudine del potere. Il cinema del resto subisce da sempre il fascino regale e senza andare troppo indietro nel tempo potremmo citare fra i più noti esempi di genere, il dittico Elizabeth ed Elizabeth: The Golden Age di Shekhar Kapur, The Queen o Vittoria e Abdul di Stephen Frears, la Maria Antonietta iconica e glamour di Sofia Coppola, o più recentemente, le ambiziose serie tv The Crown e Victoria. Attualmente, nelle sale italiane, a contendersi lo scettro della più perfida del reame, sono presenti addirittura tre regine ripartite in due film: Maria Regina di Scozia di Josie Rourke - liberissima trasposizione storica della lotta per il trono d’Inghilterra fra Maria Stuarda ed Elisabetta I - e La favorita di Yorgos Lanthimos.
Entrambi gli autori pongono al centro della narrazione le dirompenti personalità delle loro protagoniste, donne che ante litteram si sono trovate a incarnare uno status che per secoli è rimasto ad esclusivo appannaggio degli uomini: il potere politico. Ma a differenza della regista britannica Rourke, che rappresenta Maria Stuarda ed Elisabetta I come irreprensibili sovrane e vittime sacrificali dei ‘maschi cattivi’, il greco Lanthimos, sfoderando un inedito black humour britannico, opta invece per una lettura dissacrante sul tema della gestione femminile del potere, mostrandoci come i vizi ad esso correlati non siano soggetti alla distinzione di genere.
XVIII secolo, Anna di Gran Bretagna (Olivia Colman), ultima discendente degli Stuart, è una regina inetta, fragile, capricciosa, dalla salute precaria e gli umori ancora più instabili. Anna non ha idea di cosa sia meglio per il suo Paese, ma soprattutto non ha voglia di pensarci, e così si lascia totalmente influenzare nelle decisioni di governo dallo stuolo di viscidi arrivisti che popolano la sua corte. Un ruolo speciale, nel cuore e nel letto della Regina, è occupato però da Lady Sarah (Rachel Weisz), spietata nobildonna che grazie alla sua posizione di favorita gestisce con sprezzante aggressività bellica l’agenda politica del Paese. Grazie all’arrivo a corte della giovane e bella Abigail (Emma Stone), dama caduta in disgrazia, l’ambizioso oppositore politico di Lady Sarah, Robert Harley (Nicholas Hoult), intravede una possibilità di rivincita sull’acerrima nemica imponendo la nuova arrivata alle attenzioni di Sua Maestà. Chi riuscirà a diventare la favorita della Regina, ma soprattutto a quale prezzo?
La favorita è un film riuscito e godibile, nonostante qualche virtuosismo registico di troppo, arricchito dalle interpretazioni - da Oscar - delle sue attrici. Ipnotico, seducente, a tratti inquietante, Lanthimos non risparmia allo spettatore nessuna delle bassezze morali e delle volgarità carnali che si perpetravano all’interno delle regge settecentesche. Ci sentiamo come intrappolati, obbligati ad assistere al ripugnante processo di decomposizione del corpo della regina - martoriato in egual modo dalla gotta e dall’ingordigia - e allo sconfinato arrivismo dei cortigiani, disposti a vendere la propria dignità ed i propri corpi pur di beneficiare dei favori reali. Una gabbia dorata resa claustrofobica e asfissiante da uno smoderato utilizzo del fish eye attraverso il quale il regista e il suo direttore della fotografia Robbie Ryan ci costringono ad assistere al decadente spettacolo di miseria umana che ci si palesa davanti.
Lanthimos recupera finalmente la vivacità stilistica perduta, probabilmente grazie all’abbandono delle atmosfere metafisiche caratteristiche dei suoi recenti lavori, Il sacrificio del cervo sacro e The Lobster. Il frenetico ritmo narrativo è messo in risalto grazie al divertente escamotage degli otto capitoli titolati ciascuno con un no sense - “Temo la confusione e gli incidenti”, “Caspita che mise”, “Un piccolo intoppo”, “Se dovessi addormentarmi e scivolarci dentro?”, “Ferma l’infezione”, “Ho sognato di pugnalarvi l’occhio” - che acquisisce significato solo quando lo sentiamo pronunciare da un personaggio all’interno del corrispondente intermezzo diegetico. Già trionfatrice ai Golden Globes e al Festival di Venezia, Olivia Colman, - a breve nuovamente regina nella terza stagione di The Crown - è in testa nella corsa agli Oscar, seppur grazie alle dieci nomination collezionate da La favorita - stesso numero per Roma di Alfonso Cuarón - con tutta probabilità l’attrice inglese non sarà l’unica regina della festa.