Sul set di Help! (1965) Peter Sellers consegna ai Beatles il prestigioso Grammy Award (ma lui lo chiama Grandma Award) per la migliore interpretazione di un gruppo vocale in A Hard Day’s Night (1964), regia di Richard Lester, trasformando la premiazione in uno sketch comico in cui i presenti intonano una celebre canzone popolare, It’s a Long Way to Tipperary. Sellers diviene amico dei Beatles e appare insieme a loro nello speciale televisivo The Music of Lennon & McCartney (1965), esibendosi nella strepitosa versione di A Hard Day’s Night, recitata alla Laurence Olivier come se fosse un atto del Riccardo III di Shakespeare. Registra diverse cover dei Beatles, Help! si trasforma in un improbabile canto gregoriano, seguono Yes It Is, Can’t Buy Me Love e She Loves You, con accenti diversi, anche nei panni del dottor Stranamore.
Definirei Peter Sellers una sorta di apripista per i Beatles, collabora con George Martin, il quale, prima di diventare il loro produttore, pubblica l’album The Best of Sellers (1958) e Songs for Swingin' Sellers (1959), titolo che cita Songs for Swingin' Lovers di Frank Sinatra. E ancora Peter Sellers è il primo a entrare in contatto con Richard Lester e assieme a Spike Milligan e ad altri amici, realizza il cortometraggio The Running, Jumping, Standing Still Film (1959), una serie di spassosi sketch girati più per passatempo che per altro, e forse proprio questa spensieratezza gli vale una nomination agli Oscar come miglior cortometraggio. I Beatles anni dopo con il film Magical Mystery Tour (1967) hanno reso omaggio a questa allegra e folle scampagnata.
Sellers ci ricorda quando meno ce l’aspettiamo di questo curioso legame, ne è un esempio la scena iniziale di James Bond 007 - Casino Royale (1967) in cui lo sorprendiamo assorto mentre osserva un muro sul quale si legge un tremolante “Les Beatles”, più in là nella pellicola lancerà il grido “Help!” scritto a caratteri cubitali. L’influenza avuta sui Beatles spesso è del tutto casuale, si racconta che l’incontro tra George Harrison e Ravi Shankar sia avvenuto a casa sua, forse proprio uno dei giorni in cui Peter prendeva lezioni di sitar come dimostrerà nell’esibizione dei titoli di testa di Hollywood Party (1968).
Ma è con Ringo Starr che Sellers stringe un legame più profondo, fatto di stima e complicità, rafforzato dalla comune passione per la batteria. Nel '68 gli presta il suo yacht in Sardegna, una vacanza che, come lui stesso racconta, lo porterà a comporre Octopus’s Garden, ispirato dal racconto del capitano della barca che lo istruisce sull’abitudine dei polipi di andare in giro a cercare pietre e oggetti per comporre delle specie di giardini zen davanti alle grotte in cui vivono.
The Peter Sellers Tape, una registrazione con alcune tracce del White Album (1968) donatagli da Ringo, non fa altro che confermare l’unicità di questa amicizia ricambiata da Peter che dimostra di preferire uno dei Fab Four quando l’anno seguente vende a Ringo la sua tenuta di Brookfield, a meno di quanto gli ha offerto John. Ringo desidera dedicarsi a un progetto individuale dopo aver dimostrato di essere la vera star di Help!, John Lennon ha già recitato in Come ho vinto la guerra (1967), diretto come sempre da Richard Lester, Paul McCartney ha scritto la colonna sonora di Questo difficile amore (1966) e George Harrison quella del film Onyricon (1968).
La prima pellicola nella quale appare è Candy e il suo pazzo mondo (1968) basata sul romanzo piccante e sovversivo di Terry Southern e Mason Hoffenberg, gli viene affidata la parte di un giardiniere messicano, poco più di un cameo, nel cast tra i tanti figurano Marlon Brando, in quello che lui stesso definirà il momento più basso della sua carriera, Charles Aznavour, Richard Burton, John Huston, John Astin, Elsa Martinelli, James Coburn e ci fermiamo qui, la lista è lunga.
Ringo Starr racconta di aver proposto a Sellers di fare un film sul libro The Magic Christian (1959), l’irriverenza e la vena satirica della trama portano la firma di Southern, autore di riferimento della controcultura degli anni Sessanta, che collabora alle sceneggiature de Il dottor Stranamore (1964), Il caro estinto (1965), Barbarella (1968) e Easy Rider (1969). In The Magic Christian (1969), uscito in Italia con un titolo discutibile, Le incredibili avventure del signor Grand con il complesso del miliardo e il pallino delle truffe, Ringo ha un ruolo rilevante, essendo coprotagonista al fianco di Peter Sellers, il quale apprezza la sua presenza scenica e gli ripete spesso: “Sono i tuoi occhi, Ringo. Sono i tuoi occhi. Sai che lassù [sullo schermo] saranno grandi sessanta metri!”.
Il film, diretto da Joseph McGrath che partecipa alla sceneggiatura assieme a Southern, Peter Sellers e i giovani John Cleese e Graham Chapman, entrambi presenti anche nel cast assieme a Roman Polanski, Richard Attenborough, Yul Brynner, Spike Milligan, Christopher Lee etc… consiste sostanzialmente in una serie di sketch nei quali un eccentrico miliardario sir Guy Grand (Sellers) mette alla prova il prossimo per vedere quanto sia disposto a fare in cambio di una ricompensa in denaro; Ringo interpreta il figlio adottivo di Sellers, personaggio inventato appositamente per lui. Degne di nota alcune scene lisergiche indimenticabili e lo spogliarello di Amleto, con un Laurence Harvey estremamente provocante.
Verso la fine del film Grand fa riempire una vasca di escrementi e liquami vari, quindi vi butta centinaia di banconote con l’intento di dimostrare che la tentazione di prendere i soldi supera la repulsione. Questa scena doveva essere girata negli Stati Uniti, sotto la Statua della Libertà ma all’ultimo fu deciso di effettuare le riprese sulla riva del Tamigi. Anche John Lennon e Yoko Ono volevano andare a New York, assieme alla troupe, dove si sarebbe tenuto un Bed-In for Peace ma mentre stavano per salpare da Southampton sulla Queen Elizabeth 2, John viene fermato, la dogana statunitense gli nega il visto d’ingresso a causa di una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti. Nel film quando sfilano i passeggeri pronti a imbarcarsi sulla nave si intravedono anche Yoko e John, forse due attori, di bianco vestiti per l’occasione.
Perfino Paul viene coinvolto nella lavorazione di The Magic Christian, scrive Come and Get It per la colonna sonora, incisa da un complesso della Apple, i Badfinger, che si piazza al quarto posto delle classifiche inglesi. Durante la conferenza stampa del film le domande dei giornalisti sono rivolte a Ringo, c’è maretta tra i Beatles, l’ipotesi di una possibile rottura non è da escludere, qualche giorno dopo, il 30 gennaio, i Fab Four salgono sul tetto dell’edificio della Apple Records per improvvisare quello che sarebbe stato il loro ultimo concerto, il materiale filmato viene raccolto in un documentario, Let It Be (1970), in cui appare anche Sellers, divenuto ormai una presenza fissa nella cerchia dei Baronetti, per poi essere tagliato nel montaggio finale.
Si potrebbe addirittura sostenere che Peter Sellers sia stato, idealmente e artisticamente, come un padre putativo per i Beatles, se pensiamo all’adozione di Ringo Starr in The Magic Christian, ecco un’ulteriore conferma e il cerchio si chiude perfettamente. John Lennon ammirava Peter Sellers, in particolare quando questi faceva parte dei Goons, il gruppo comico che portò alla radio inglese The Goon Show a partire dal 1951, una ventata di humour surreale, vero e proprio nutrimento per le giovani menti dei Beatles, non a caso a Lennon sarà affidata la recensione del libro The Goon Show Scripts, curato da Spike Milligan e apparso sul New York Times ne 1973, nella quale rivela la fondamentale influenza dei Goons, merito da spartire in egual misura con Lewis Carroll e Elvis Presley.
Cosa dire infine delle incursioni nel mondo di Alice, regno del nonsense che hanno caratterizzato l’irriverenza dei Beatles e l’umorismo di Sellers, coinvolto ben due volte nella rappresentazione, su piccolo e grande schermo, del Wonderland. I Am the Walrus, cantavano i Beatles, Nonsense intonerà Ringo Starr indossando l’ingombrante costume del Vitello-Similtartaruga: “Alice si chiede 'Quale via?' 'Cosa?' 'Chi mai sono io?' (…) Serie aperta e infinita di possibilità. Così è il nonsenso: una serie talmente ricca di potenzialità compatibili! (…) Alice vede, sente e infine 'canta' le poesiole storpiate che hanno perso di significato, conservando uno spessore di puro suono. Vengono a prodursi figure di suono, di movimento, e non figure di senso, di orientamento e significato. 'If there’s no meaning in it… we needn’t try to find any'”. (Roberto “Freak” Antoni, Il viaggio dei cuori solitari. Un libro sui Beatles, Milano, 1979)