“La stanza accanto” speciale III – Abitare gli ambienti in pacifica attesa

Abbandonato ogni sentimentalismo mediterraneo, l’irriducibile human voice del settantenne Almodóvar rappresenta le donne di La stanza accanto quali entità cui vedere attraverso, come lo sono per Ingrid e Martha le vetrate dell’ospedale, del cinema di New York in cui guardano Viaggio in Italia e della casa in cui si ritirano per ammazzare letteralmente il tempo che le separa dal saluto. Guardando classici del cinema sullo schermo (vetro) della tv.

“La stanza accanto” speciale II – L’amico come testamento

Il regista ci ripropone il gusto, già presente nelle sue ultime  pellicole, per una composizione delle inquadrature sempre più studiata, geometrica, dominata da colori squillanti e contrastanti (qui i complementari rosso e verde con incursioni di giallo, blu e viola accesi) e tinge nuovamente il melodramma di sfumature hitchcockiane  – dalle sequenze di Ingrid che sale la scala per spiare la porta rossa a quelle finali dalle tinte thriller, fra costruzioni di alibi e interrogatori – sottolineate dalla musica, a tratti ossessiva, di Alberto Iglesias.

“La stanza accanto” speciale I – L’umanità fredda

La stanza accanto è un film a due voci (solo sporadicamente include un terzo personaggio consistente, interpretato da John Turturro), a tratti quasi una pièce teatrale, in virtù della pervasività dei dialoghi tra le due donne che vanno a comporre una vera e propria dissertazione sulla morte. Almodóvar realizza una sceneggiatura densa, capillare, razionale e profondamente analitica che viene umanizzata dalla bravura delle due attrici protagoniste.