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L’avventurosa storia produttiva della Bibbia secondo John Huston

Offriamo ai lettori alcuni estratti di L’avventurosa storia del cinema italiano. Da La dolce vita C’era una volta il West. Volume terzo, a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Edizioni Cineteca di Bologna, 2021. Oggi tocca all’esilarante racconto di Bruno Todini, produttore esecutivto del film di John Huston. “Quando ho fatto La Bibbia, per De Laurentiis, dopo otto mesi di lavoro ho dato le dimissioni, perché era diventata una gabbia di matti, tipico esempio della commistione dei difetti italiani e americani”. E gli aneddoti che seguono sono irresistibili. 

Le classifiche 2020 dei redattori

Anche quest’anno – dopo aver pubblicato la classifica generale – offriamo le triplette (in ordine alfabetico e non di preferenza) dei nostri collaboratori. Si ribadisce l’estrema volatilità dell’offerta cinematografica di quest’anno. Alcuni film sono usciti fugacemente in sala e poi si sono persi appena richiusi i cinema, senza poi essere distribuiti altrove. Altri ancora (Soul della Pixar, per esempio) sono stati offerti solo dal giorno di Natale in poi, quando la classifica e le preferenze erano state chiuse. Insomma, nel 2020 si è perso il faro dell’uscita in sala. In ogni caso, le preferenze espresse dai redattori di Cinefilia Ritrovata possono fungere anche da guida appassionata per una stagione cinematografica di cui si può dire tutto tranne che sia stata omologata e prevedibile. 

I migliori film del 2020

Annata complicata, inutile fare finta di niente. Le sale cinematografiche nel 2020 sono state aperte per uno scorcio (pur importante) di inizio anno e poi ancora d’estate fino a inizio ottobre – non proprio il periodo più florido per i consumi, per di più distanziati. Ma poi l’inverno ha portato nuove chiusure, confermando la politica del cinema americano e globale, fermo (a parte Tenet) praticamente da dieci mesi. Ci siamo chiesti se valesse la pena offrire la nostra classifica in questa situazione, e abbiamo ben presto deciso che sì, era il caso, perché – piaccia o meno – molti ottimi film sono usciti in un modo o in un altro anche fuori dalla sala.

“Caro diario” e la critica

L’uscita in restauro 4k di Caro diario di Nanni Moretti ci permette di tornare alla letteratura critica sul film, molto ampia e circostanziata. Del resto, come scrive Olivier Séguret: “L’andamento infinito e sontuoso delle tue carrellate su una Roma ignorata, l’indugiare sul rumore della Vespa, la bruciante intelligenza dei commenti della guida Nanni a proposito di questa città in cui è nato (“Sento un odore di tute indossate al posto dei vestiti, di videocassette”), lo humour sconvolgente dell’incredibile sequenza in cui maledice e tortura il critico cinematografico, la delicatezza infinita dell’omaggio reso a Pasolini: tutto ciò resta scolpito nei nostri cuori”.

John Merrick o la potenza del visibile

Attraverso alcune importanti fonti critiche, indaghiamo ancora una volta – a quarant’anni dalla sua uscita e in occasione del restauro distribuito da Cineteca di Bologna – i valori artistici e morali di The Elephant Man. Analizzando i film più classici di Lynch, ci si accorge che The Elephant Man rappresenta il sistema di lettura dell’opera di questo regista. Il racconto della vita di John Merrick, che non rinuncia né al morboso né al comico né all’orrore, sembra più concentrato sull’effetto sortito dal repellente somatico sugli uomini che interagiscono con il protagonista. che non sulla incolpevole mostruosità dello stesso. Ciò non impedisce, peraltro, a Lynch di costruire alcuni quadri astratti, all’interno dell’affidabilità narrativa della pellicola, nei quali il corpo o la testa deformati di Merrick assumono una valenza quasi artistica. 

“The Elephant Man” e la critica

L’uscita in prima visione del restauro di The Elephant Man di David Lynch, in occasione del quarantennale del film, ci permette di proporre un’antologia critica, sia d’epoca sia posteriore. Molto interessanti i percorsi interpretativi di grandi maestri della recensione, a riprova che la ricchezza dei film di Lynch viene dimostrata anche dalla molteplicità di letture che ne scaturiscono negli anni. Davanti a questa nuova edizione, ci sentiremo tutti come Richard Brody: “Non avevo più rivisto il secondo lungometraggio di David Lynch, The Elephant Man, dai tempi della sua prima uscita, nel 1980; vedendolo di nuovo, con l’aggiunta di tre decenni di estatici ricordi, sono rimasto sorpreso”. 

“Fino all’ultimo respiro” secondo Jean-Claude Izzo

Dal magnifico scrigno del Catalogo “Il Cinema Ritrovato” 2020 emergono tesori come quello che, alla fine degli anni Ottanta, scriveva il grande Jean-Claude Izzo, ricordando la sua prima visione di Fino all’ultimo respiro. “Marzo 1960. À bout de souffle. Avevo quindici anni. Godard ventinove. Faceva dire a Belmondo (rivelazione di quell’anno): “Siamo tutti morti in libera uscita”. Non sapevo ancora che fosse una citazione di Lenin, né che Mozart potesse tradurre al meglio i sentimenti di un anarchico. Ad ogni modo, 87 minuti dopo ero letteralmente ridotto all’ultimo respiro, e per sempre adulto”.

Kubrick e la satira

Ancora oggi non è facile descrivere il tono di Il dottor Stranamore. Forse perché il concetto di satira è frainteso e distorto. E allora cerchiamo di capire, attraverso l’autore e alcuni studiosi, il modo in cui Kubrick ha lavorato su materiali espressivi e scrittura per ottenere la straordinaria, urticante deformazione ironica presente nel film: “Iniziai a lavorare alla sceneggiatura con tutta l’intenzione di fare un trattamento serio del problema di una incidentale guerra atomica. Mentre cercavo di immaginare il modo in cui le cose sarebbero avvenute nella realtà, continuavano a venirmi in mente delle idee che scartavo perché ridicole. Ripetevo a me stesso: ‘Non posso farlo. La gente riderà’. Ma dopo circa un mese iniziai a rendermi conto che le cose che stavo eliminando erano quelle più veritiere”.

“Il dottor Stranamore” e la critica dell’epoca

Anche questa volta, in occasione della distribuzione di Il dottor Stranamore nel contesto del progetto “Cinema Ritrovato. Al cinema”, offriamo alcuni spunti della critica coeva al capolavoro di Stanley Kubrick, così da recuperare gli umori circolanti all’epoca. Giovanni Grazzini, nel 1964, per esempio scriveva: “Realizzato con intenti grotteschi, il film dà perciò forti unghiate a certe tipiche componenti dello spirito americano, (come già Kubrick fece con Lolita), ma nel contempo non risparmia i sovietici; se esso è di volta in volta una satira del film di guerra, del western, del suspense e del giallo psicologico, nel suo complesso ha accenti di elegante ironia sulla disperata condizione dell’uomo contemporaneo. Una commedia, insomma, la quale, come Il dittatore di Chaplin, è nata dalla disperazione”.

I migliori film del 2019 secondo i redattori

Dopo aver pubblicato la classifica generale dei migliori film del 2019, oggi ripartiamo dalla top 3 dei singoli redattori e collaboratori di Cinefilia Ritrovata. Se la graduatoria complessiva era infatti una sorta di super-media ottenuta dalle indicazioni dei nostri critici, in questo caso possiamo saggiare le preferenze singole, e scoprirci più o meno in sintonia con ciascuno. Pare confermato che in questo magnifico anno di cinema – che non ha finito di stupire nemmeno a Natale – si sono potuti vedere grandi film, forse più che nelle altre stagioni di questo decennio. Ma se alcuni titoli tendono a tornare di terzetto, altri invece stupiranno senz’altro i lettori. 

I migliori film del 2019

Lo hanno detto tutti, e avevano ragione. Il 2019 si è rivelata un’annata straordinaria, da molti punti di vista. Il decennio si chiude nel migliore dei modi e dà forza e senso a un periodo di cinema in via di perenne trasformazione. Il fatto che la classifica sia aperta e chiusa da film coreani non ci dice solo della salute di quella cinematografia nazionale ma anche che la globalizzazione, per fortuna, non ha funzionato solamente in una direzione, con la prevalenza del prodotto americano su scala globale. Infatti troviamo anche film brasiliani, spagnoli, francesi. Niente italiani, invece, ma contiamo sul prossimo anno. Il fatto, poi, che al secondo e al settimo posto ci siano film Netflix cambia evidentemente molte prospettive. 

Il romanzo di Mariù – Parte VI

È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali, la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la sesta e ultima puntata.

Renzo Renzi e “Il diario di Peschiera” – terza puntata

L’omaggio a Renzi prosegue su Cinefilia Ritrovata, riproponendo i ricordi dell’intellettuale bolognese (di adozione) a proposito dell’arresto e del processo per vilipendio alle forze armate che, nel 1953, lo vide – suo malgrado – protagonista insieme al critico Guido Aristarco della vicenda. La storia di L’armata s’agapò  venne raccontata per la prima volta nel volume edito da Laterza nel 1954, Dall’Arcadia a Peschiera e successivamente ripubblicata a puntate in “Il Contemporaneo” nel 1955. Nel 1985, Renzi, ripropose il Diario di Peschiera ai lettori del periodico “Bologna Incontri”, dandone una nuova versione, con l’inserimento di episodi inediti. Sono gli scritti che ora riproponiamo.

I migliori film del decennio

È arrivato il momento, a fine anno, di offrire ai nostri lettori i film migliori del decennio 2010-2019 secondo Cinefilia Ritrovata. Il sondaggio è stato condotto tra i redattori, che hanno indicato un paniere di dieci titoli da cui poi la testata ha tratto la top ten. Abbiamo deciso – vista la schiacciante maggioranza di cui ha goduto – di indicare inequivocabilmente il film vincitore, ovvero Mad Max: Fury Road di George Miller, probabilmente l’opera che ha meglio fuso l’aspetto popolare del cinema di genere con un approccio visionario e totalmente cinefilo. Gli altri, invece, li indichiamo volutamente alla pari perché largamente votati ma senza una chiara prevalenza. In fondo, poi, troverete un altro gruppo di titoli meno citati ma meritevoli comunque di segnalazione.

Il romanzo di Mariù – Parte V

È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali, la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la quinta puntata.

Renzo Renzi e “Il diario di Peschiera” – seconda puntata

L’omaggio a Renzi prosegue su Cinefilia Ritrovata, riproponendo i ricordi dell’intellettuale bolognese (di adozione) a proposito dell’arresto e del processo per vilipendio alle forze armate che, nel 1953, lo vide – suo malgrado – protagonista insieme al critico Guido Aristarco della vicenda. La storia di L’armata s’agapò  venne raccontata per la prima volta nel volume edito da Laterza nel 1954, Dall’Arcadia a Peschiera e successivamente ripubblicata a puntate in “Il Contemporaneo” nel 1955. Nel 1985, Renzi, ripropose il Diario di Peschiera ai lettori del periodico “Bologna Incontri”, dandone una nuova versione, con l’inserimento di episodi inediti. Sono gli scritti che ora riproponiamo

Renzo Renzi e “Il diario di Peschiera” – prima puntata

L’omaggio a Renzi prosegue su Cinefilia Ritrovata, riproponendo i ricordi dell’intellettuale bolognese (di adozione) a proposito dell’arresto e del processo per vilipendio alle forze armate che, nel 1953, lo vide – suo malgrado – protagonista insieme al critico Guido Aristarco della vicenda. Renzi fu giudicato colpevole in quanto autore di un soggetto intitolato L’armata s’agapò – uno spaccato poco edificante dell’occupazione militare italiana in Grecia – mentre Aristarco fu condannato in quanto editore, per aver pubblicato lo scritto sul periodico “Cinema Nuovo”. La storia venne raccontata per la prima volta nel volume edito da Laterza nel 1954, Dall’Arcadia a Peschiera e successivamente ripubblicata a puntate in “Il Contemporaneo” (n. 42, 43 e 44) nel 1955. Nel 1985, Renzi, ripropose il Diario di Peschiera ai lettori del periodico “Bologna Incontri”, dandone una nuova versione, con l’inserimento di episodi inediti.

Il romanzo di Mariù – Parte IV

È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali,      
la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la quarta puntata.

“La donna che visse due volte” e la critica

Non possiamo abbandonare il ricordo di La donna che visse due volte – presentato in queste settimane in tutta Italia per il progetto Cinema Ritrovato al cinema – senza aver (ri)letto un po’ dell’accoglienza critica del film, notoriamente uno dei più discussi di Hitchcock. Ecco una ricca antologia. Come scrive Gianni Amelio: “Vertigo non è solo un film di morti. È anche – o soltanto – un film di vivi che non possono amare. E ci fa venire davvero i sudori freddi (sueurs froids, come da titolo francese). Ma non perché c’è una porta che scricchiola o una mano che agita un coltello. Perché ci insinua un sospetto: forse il solo amore eterno di cui siamo capaci è quello per chi non ci appartiene più. L’amore che non muore è l’amore per un fantasma”.

Il romanzo di Mariù – Parte IV

È entrato a far parte del patrimonio della Cineteca di Bologna un piccolo, ma prezioso archivio, testimonianza della carriera di attrice-bambina, della bolognese Maria Letizia Pascoli detta Mariù. Grazie alla donazione delle figlie Anna Carlotta, Chiara, Giovanna, Margherita e Maddalena, sono ora disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi le sceneggiature originali, la corrispondenza, il materiale pubblicitario e le oltre duecento fotografie del fondo. Infine, la documentazione d’epoca è accompagnata dalle memorie scritte da Maria Letizia che lascia ai posteri uno spiritoso ritratto di sé bambina e uno scorcio inedito sul mondo del cinema italiano a cavallo tra il periodo bellico e post-bellico, costellato di gustosi aneddoti. Oggi la quarta puntata.