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“Vestire gli ignudi” di Marcello Pagliero al Cinema Ritrovato 2018

Quando Luigi Pirandello scrisse Vestire gli ignudi nel 1922, i temi trattati dalla commedia potevano risultare quantomeno scabrosi. Storia di Ersilia, giovane istitutrice della figlia di un console, che, dopo una delusione amorosa, finisce tra le braccia del suo datore di lavoro mentre la bambina cade nel vuoto, è un’aspra e dura catabasi che tocca argomenti come la prostituzione occasionale, il tradimento coniugale, il senso di colpa, la ricerca di un’identità accettabile al mondo. Nell’adattare la pièce per il grande schermo, Ennio Flaiano ne sfrutta al meglio la componente morbosa spostando l’azione all’Italia del dopoguerra e trova in Marcello Pagliero un regista adeguato al compito. 

“Un homme marche dans la ville”: la vita quotidiana dei portuali di Le Havre

Al di là della vicenda amorosa, lo sguardo di Pagliero si sofferma ad osservare, con occhio oggettivo e mai critico, la vita quotidiana dei portuali di Le Havre: il lavoro delle squadre, il corporativismo (eloquente in tal senso la scena iniziale con gli altoparlanti che annunciano i criteri di assunzione), il ruolo dei capicantiere e del padrone che controlla e condanna, così come quello del sindacato attraverso la vicenda del povero uomo di colore malato di tubercolosi che rifiuta di far valere i suoi diritti e che morirà dopo una breve agonia. 

“Gli amanti del fiume” di Marcello Pagliero al Cinema Ritrovato 2018

Dopo il dramma portuale Un homme marche dans la ville, l’incasellabile Marcello Pagliero torna al film acquatico, avventurandosi stavolta sulle chiatte che percorrono la Senna perché impiegate nell’industria del trasporto fluviale. Naturalmente appena sullo schermo si vede un’imbarcazione di quel tipo l’evocazione de L’Atalante diventa ineludibile, ma è forse più interessante confrontare Gli amanti del fiume – una delle poche opere tra quelle girate all’estero dal regista ad aver goduto di una circolazione italiana – con Un homme,  per le assonanze e le corrispondenze che invece non sussistono col film realizzato tra questi due, il mondano La Rose rouge.

“Un homme marche dans la ville” di Marcello Pagliero al Cinema Ritrovato 2018

Quattro anni dopo lo sfortunato e maledetto Roma città libera, Marcello Pagliero, emigrato in Francia, realizzò quello che è generalmente considerato il suo capolavoro, mai uscito in Italia e al contempo considerato oltralpe un piccolo classico. Non stupisce questa ricezione così radicalmente diversa tra la patria del regista e la terra d’accoglienza: tratto dal romanzo di Jean Jausion edito nel 1945, Un homme marche dans la ville è tutto dentro l’orizzonte francese. Si inserisce nella prospettiva di quel “cinema portuale” che ha in Francia una storica tradizione, dalla trilogia marsigliese di Marcel Pagnol fino all’opera pressoché omnia di Robert Guédiguian, passando per L’Atalante e Il porto delle nebbie, solo per citare alcuni esempi.

“Roma città libera” di Marcello Pagliero al Cinema Ritrovato 2018

Roma città libera non è del tutto ascrivibile alla corrente ed è curiosamente il maestro Vittorio De Sica a chiarirlo, trasmettendo un’imprevista dimensione eterea. Apparizione evanescente che agisce inconsciamente come il Destino di Prevert e Carné perché con i suoi gesti dispone le sorti dei personaggi. Scritto da Pagliero e Flaiano (i rapporti tra i due si deteriorano presto) con Suso Cecchi D’Amico, Luigi Filippo D’Amico (aiuto regista), Pino Mercanti e Cesare Zavattini, è uno dei più famosi film In origine si chiamava La notte porta consiglio, che è poi diventato il sottotitolo di Roma città libera, scelto sull’onda del capolavoro di Roberto Rossellini in cui recitava il regista esordiente Marcello Pagliero