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“Gli Stati Uniti contro Billie Holiday” e contro il coraggio di una voce

Daniels ripercorre sì vita e carriera dell’artista ma con un intento diverso: raccontare non quanto già noto (l’infanzia traumatica, la dipendenza da alcol e droghe, l’autolesionismo sentimentale) bensì inserire questi aspetti nel contesto più complesso e articolato del suo tempo. Il centro del film non è dunque la biografia di Billie Holiday, ma piuttosto l’impatto che la sua esistenza ha avuto sulla propria immagine pubblica e come le sue debolezze siano state più volte sfruttate per attaccarla e delegittimarla.

Spike Lee e la new black wave

L’odierna produzione americana vede una sempre più fiorente circolazione di opere inerenti il difficile rapporto tra bianchi e neri su territorio nazionale. Ma se un tempo il punto di vista era quasi esclusivamente quello maggioritario (eccezion fatta per pochi autori che sono riusciti a raggiungere un pubblico crescente e eterogeneo, pur se con risultati altalenanti e comunque non duraturi), oggi nomi quali Lee Daniels, Dee Rees, Barry Jenkins, Ava DuVernay e Jordan Peele sono solo i più noti della new black wave, un ampio gruppo di registi neri riconosciuti e premiati a livello internazionale. Autori che partecipano a festival e riempono le sale con film finalmente sdoganati dal circuito elitario; sono eredi più o meno diretti dell’opera di Spike Lee apripista di una nuova coscienza artistica, etica e al contempo innovatrice nei contenuti quanto nello stile.