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“I giocatori di scacchi” secondo Satyajit Ray

Protagonista indiscusso dell’opera è il gioco degli scacchi, figurativamente quanto allegoricamente: passatempo di origine indiana modificato dagli inglesi, espressione della cinica logica del rischio calcolato, riduzione della guerra in un inoffensivo contesto ludico. La vicenda dei due incalliti scacchisti è perlopiù farsesca – tolta una sequenza dedicata all’abbandonata moglie di uno dei due, interpretata stupendamente da Shabana Azmi nonostante il ruolo secondario – mentre l’anima tragica dell’opera si condensa nella figura del sovrano.

La magia del cinema secondo Wes Anderson e Tilda Swinton

Chi meglio di Wes Anderson e Tilda Swinton potrebbe raccontare la magia del cinema? Celebri per l’unicità ed eccentricità che li caratterizza, i due, da autentici cinefili, hanno guidato alcuni giorni fa il pubblico del British Film Institute attraverso titoli insoliti, partendo dal fiammeggiante universo di Micheal Powell ed Emeric Pressburger. Fondatori della casa di produzione Archers e attivi principalmente tra gli anni ’40 e ’50, Powell e Pressburger realizzarono racconti dominati da toni fantastici e romantici, distaccandosi dal forzato realismo tipico del cinema britannico di quel periodo. Dalla nostra corrispondente a Londra.

Il fascino arcaico dell’India

Quando realizza Il lamento sul sentiero, Satyajit Ray ha da poco superato i trent’anni. E non avrebbe certo immaginato che la sua opera prima sarebbe diventata un pietra miliare del cinema mondiale, nonché spartiacque per la cinematografia indiana, che il regista – divenutone di lì a poco il più importante esponente – sdogana dal circuito locale, portando all’attenzione internazionale la realtà della sua Nazione, fino ad allora conosciuta solo tramite il filtro culturale occidentale e in particolare quello europeo. Vincitore di svariati premi e riconoscimenti – tra cui il Premio per il Documento Umano e il Premio OCIC al Festival di Cannes del 1956 – il film, ottenuto un grande successo in patria, diventa il primo capitolo di una trilogia incentrata sul giovane Apu, figlio di una famiglia povera in un Paese povero.