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Cento anni di Age (e Scarpelli)
Age & Scarpelli. Una ditta, con quella “e” commerciale che allude alla natura mercantile dell’impresa. Che si confrontavano con colleghi, dal maestro Sergio Amidei a Luciano Vincenzoni passando per Ettore Scola. Ed è proprio quest’ultimo a rivelarci il segreto – se vogliamo chiamarlo così – di un legame durato oltre trent’anni: “la simbiosi di due modi diversi di essere”. All’unione di questi due geni complementari, umoristi satirici nati nel cinema comico e diventati massimi narratori della società, dobbiamo centodiciassette sceneggiature, tra cui I soliti ignoti, La grande guerra, Tutti a casa, I compagni, Sedotta e abbandonata, L’armata Brancaleone, Signore & signori, Il buono, il brutto, il cattivo, C’eravamo tanto amati, Romanzo popolare…Anche a voi tremano i polsi, vero?
“Ragazze da marito” al Cinema Ritrovato 2019
Film divertente quanto scivoloso per una cattiveria ora esplicita ora no, sostanzialmente trascurato per l’assonanza ipotetica con tante commedie del periodo, Ragazze di marito accoglie il sapore agrodolce di Age e Scarpelli che, alle prese con un Eduardo messosi a disposizione del cinema per raccogliere soldi da investire nelle attività teatrali, lavorano intelligentemente tra l’adesione a certi topoi del commediografo (la crisi dei padri, le opposizioni delle mogli, i figli che vorrebbero emanciparsi…) e l’attenzione a quelli che sarebbero poi diventati alcuni dei loro temi forti. L’acido ritratto della famiglia, con la classica situazione dell’imprevisto arricchimento e la certezza del declassamento alla fine della parabola, costituisce l’occasione per metterne alla berlina le ipocrisie e le bassezze morali.
“Napoletani a Milano” e la riscoperta di Eduardo cineasta
Napoletani a Milano è una variazione e al contempo la parafrasi semi-realistica di Miracolo a Milano, dove dei poveri cristi che alloggiano in una squallida borgata sono costretti a sloggiare perché un’azienda milanese vuole costruire una fabbrica al posto delle loro fatiscenti dimore (“non ci erano riusciti nemmeno i tedeschi!”). Siamo al principio del regno del sindaco Achille Lauro, con Napoli prossima al sacco edilizio e ancora immersa nelle macerie. Il cuore del problema è sempre quello della speculazione, ma, a differenza di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, De Filippo ha a disposizione Age e Scarpelli. E grazie allo sguardo di questi due geni dell’umorismo – sull’introduzione del cast, tra battute sul neorealismo e altri principi teorici, c’è la loro firma – dirige quello che è forse il risultato migliore della sua finora un po’ rimossa carriera cinematografica.