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“Bellissime” a qualunque costo
Cristina, Giovanna, Francesca, Valentina e il culto della bellezza. Un imperativo al quale è impossibile sottrarsi. La madre, Cristina, è una donna alla quale è stata negata la possibilità di esprimersi come avrebbe voluto, complice una madre violenta. Non le resta che riscattarsi, inconsciamente, attraverso le proprie figlie. A suon di diete ferree, post Instagram, provini e molti rifiuti le donne compiono la loro parabola sacrificale, con amara dolcezza, verso il successo. È facile intuire l’allusione a Bellissima (1951) di Luchino Visconti. Padri assenti e madri che scaricano impropriamente sulle figlie le proprie frustrazioni. Lolite dall’infanzia schiacciata nelle vite dei genitori, lungo binari costruiti da altri, strette nella morsa di aspettative ben precise, spesso deluse.