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“La strada” di Federico Fellini dal neorealismo al “realismo visionario”
Il cinema felliniano continua ad avere in tutto il mondo spettatori e ammiratori, critici cinematografici e ricercatori studiano i significati dell’ eredità artistica lasciata dal grande Maestro del cinema italiano. Perciò, in Brasile, la UFBA-Universidade Federal da Bahia, riunendo undici saggi, per l’anno del Centenario della sua nascita, ha voluto dedicargli il volume Diálogos com Fellini (EDUFBA, Salvador, 2020). Il presente saggio è un estratto dell’originale in portoghese. In esso si analizza il film La strada (uscito in Brasile con il titolo A estrada da vida), e se ne ricordano anzitutto le origini. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
La strada di Renzi e Fellini
In occasione delle celebrazioni felliniane, proseguiamo con la pubblicazione di alcuni estratti di articoli che scrittori, poeti e intellettuali hanno dedicato al Maestro e al suo cinema, contenuti nel fondo Calendoli. È la volta di Renzo Renzi (1919-2004), di cui la Cineteca di Bologna ha festeggiato i 100 anni a dicembre dell’anno scorso. Intellettuale di grande levatura culturale e morale, fu tra i più illuminati e acuti critici cinematografici italiani. Capì e difese il cinema di Fellini sin dai sui esordi, come dimostra questo articolo II clima del ’40, pubblicato su Il Contemporaneo, il 23 aprile 1955. In La strada (1954), la dimensione mitica, onirica e stralunata dei personaggi calati in un paesaggio italiano desolante, sollevò un putiferio di polemiche e stroncature. Dov’era finita la lezione del Neorealismo, si chiedevano quelli di sinistra e i cattolici potevano mai accettare che gli emarginati, gli ultimi, non venissero salvati dalla Provvidenza?