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“Do Not Expect Too Much from the End of the World” come odissea urbana

Do Not Expect Too Much from the End of the World è un gioiello di estrema raffinatezza non solo per la sua complessità ma anche per la presa salda e decisa sulla realtà contemporanea, per la sua interpretazione lucida del nostro momento storico in cui l’immagine ricopre un ruolo decisivo. Un’Odissea urbana stratificata e intelligente che riproduce lo squallore del presente, il suo abisso spirituale e morale, la sua fine inesorabile che non sarà pirotecnica, ma lenta e silenziosa.

La pandemia, fuori. “Sesso sfortunato o follie porno” come ritratto della nazione

Sembra banale e scontato dire che Sesso sfortunato o follie porno, ultimo film diretto da Radu Jude e vincitore dell’Orso d’oro all’ultima Berlinale, restituisca lo spirito del tempo di questi anni, tuttavia è quasi impossibile dire il contrario. Mentre ormai sono mesi che stiamo aspettando di vedere dei film che sembrano non uscire mai, messi “nel congelatore” in attesa di un periodo indefinito futuro, nel quale potranno viaggiare liberi, un regista come Jude sembra non avere nessuna intenzione di aspettare, in velocità reagisce alla contemporaneità su tutta la linea. Ne viene fuori, ancora, il ritratto di una nazione, della sua storia e delle sue colpe, tra ipocrisie e ironie: due cose che per il regista sembrano essere strettamente legate.

“Uppercase Print” e la parodia del regime

Presentato alla Berlinale, Uppercase Print e il suo autore, Radu Jude ci ricordano una volta di più quanto negli ultimi anni la Romania stia sfornando nuovi talenti a profusione, come una vena inesauribile, rendendola una delle cinematografie europee più interessanti del momento. Jude si confronta con la storia di una nazione che ancora non accettava d’essere Europa, né di allinearsi completamente alla politica Russa, scegliendo invece di crogiolarsi in un’illusione autarchica fatta di persecuzioni e filastrocche. Vengono mostrati spezzoni di programmi tv dell’epoca, alternati con messinscene asettiche e apatiche di indagini poliziesche, e null’altro. Quel che emerge è un cortocircuito fra storia e messinscena, inscindibili l’una dall’altra, i cui contorni si sfumano e amalgamano reciprocamente.