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Il santo di tutti. “Francesco, giullare di Dio”
Per questo probabilmente Rossellini sceglie di mettere in scena gli inesprimibili sentimenti di lacerazione umana, emersi dallo sfondo della guerra appena finita, con un film che apparentemente non si sviluppa in modo organico ed unitario, ma frammentario ed episodico. Rossellini dipinge una serie di “bozzetti” liberamente ispirati ai Fioretti di San Francesco ed alla Vita di Frate Ginepro, scrivendo, insieme a Federico Fellini e Brunello Rondi, undici episodi ritenuti aneddotici, non tanto della vita del santo, quasi sfocata in secondo piano rispetto a un’immagine corale di “fraternità” e alla figura di Frate Ginepro. Quest’ultimo spicca per ilarità e “follia”, e pare incarnare l’essenza ideale del “giullare”, più buffo ed indisciplinato tra i frati, ma anche molto sensibile e permeabile agli insegnamenti di frate Francesco. Così il film di Rossellini non è certo un’opera di ispirazione storica né narrativa, ma piuttosto sentimentale e contemplativa e il suo sentimento prevalente sembra essere la ricerca di una moralità perduta, terrena e non, di una fratellanza che si esprima con la natura circostante (gli uccellini che cinguettano sui rami, poi ripresi dal Pasolini di Uccellacci e uccellini, gli animali sacrificati per il benessere umano in grazia di Dio) o nei confronti degli altri uomini, siano essi frati presi in prestito dalla realtà o feroci guerrieri.