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“Guardie e ladri” con ribaltamento (monicelliano) di ruoli

Prima occasione per gli spettatori di vedere insieme Totò e Aldo Fabrizi sul grande schermo, Guardie e ladri diede seguito alla rodata collaborazione teatrale tra i due giganti della comicità, tratteggiando dei personaggi che, tipicamente monicelliani e anticipatori della commedia all’italiana, sotto la comicità esteriore lasciano intravedere uno spessore se non drammatico quanto meno malinconico. Il registro del film mescola infatti umorismo e compassione, lasciando liberi i due attori di sfidarsi a colpi di battute fulminanti ma incorniciandoli in una storia che prende il via da una truffa, prosegue con un inseguimento del ladro Totò da parte della guardia Fabrizi e termina con un confronto che umanizza i personaggi e li dipinge a tutto tondo.

“Miseria e nobiltà” e la fame degli italiani

Fu Vincenzo Talarico a proporre all’abile “confezionatore” Mattoli, sulla scia dell’imminente centenario scarpettiano, di portare le commedie di Edoardo Scarpetta nel cinema di Totò: nacque così la trilogia di Un turco napoletano, Miseria e nobiltà e Il medico dei pazzi, realizzata nel giro di un solo anno di lavorazione, grazie anche all’omogeneità di ispirazione, lavorazione e messa in scena dei tre film. Totò sente quasi un debito con Scarpetta e dialoga con la maschera di felice Sciosciammocca, trasformandola in personaggio. Grazie alla maestria di Mattoli con scenografie ed abiti d’epoca, ed incorniciando la scena cinematografica all’interno di una rappresentazione teatrale, con tanto di sipario e applausi finali del pubblico, Totò è da un lato imbrigliato nei limiti dei testi originali, ma d’altra parte ha grande libertà di manovra nel momento dell’improvvisazione.

“I tartassati” dal qualunquismo al senso civico

Qui, sui titoli di testa, una voce tuonante declina il verbo “pagare” arrivando infine ad un “essi riscuotono!” che ammicca all’insofferenza antistatale del pubblico e si riallaccia all’“e io pago!” reso immortale proprio da Totò in 47 morto che parla. In realtà, Steno ha spesso dissimulato sotto un presunto populismo anticasta la consapevolezza che la prima responsabilità sia da rilevare tra i pari, evitando di attaccare il bersaglio più facile, cioè lo Stato. Ci è chiaro da subito che il cavalier Pezzella è un mariuolo, ma anche che il vero approfittatore è il consulente fiscale; e ha ragione il rispettabile maresciallo Topponi a pretendere il maltolto. Altro che qualunquismo, qui c’è un senso civico che tende infine al solidarismo.

 

Fisica e naturale: la comicità di Totò

La comicità di Totò è fisica e naturale, è come una musica, basata sul tempo: nasce da gesti, movimenti, suoni che inducono il sorriso, capitomboli, starnuti, balbettii, smorfie, occhi strabuzzati, strisciate di piedi e tutto ciò che conduce all’idea della maschera sovrapposta al corpo vivente dell’attore. La risata scaturisce dal fatto che la materialità del gesto o del suono si svincola dal senso che dovrebbe animarlo. Riparliamo di Totò in occasione della proiezione di I due marescialli

Vivere la vita senza pensarci. “Uccellacci e uccellini”

Nuovo approfondimento su alcuni aspetti della carriera di Totò, indiscusso protagonista del cinema d’antan che in questi giorni ha suscitato, nei cinefili riuniti in questa redazione e non solo, nostalgie e risate di gioia; il cinquantenario della sua scomparsa è servito a ristabilire un contatto ideale con un attore classico e atipico nella stessa misura. Totò, oggi, continua a riempire i palinsesti portando avanti quella che in vita è stata la sua vocazione, verrebbe da definirlo ironicamente un companatico televisivo, non per sminuirne la forza ma per evidenziare l’inesauribile comicità di un personaggio che si considerava poco più di un cantastorie al servizio del pubblico, verso il quale ha sempre dimostrato sincera gratitudine.