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“La morte è un problema dei vivi” e i margini della società
Teemu Nikki, autore del premiato Il cieco che non voleva vedere Titanic (2021), torna ad occuparsi di malattia e di vite ai margini della società, i cui capitoli sono scanditi sapientemente da una colonna sonora sospesa tra jazz e rock finlandese degli anni ’80 a sottolineare le differenze tra i due personaggi principali, ma anche il destino che li lega. Infatti, Risto e Arto ascoltano alternativamente i diversi generi di musica all’interno della nuova “casa” comune in cui si sono trasferiti.
“Fremont” tra migrazione e futuro
Co-sceneggiato da Caterina Cavalli, reduce dal successo di Amanda (2022), e dal regista britannico-iraniano Babak Jalali, Fremont racconta, ancora una volta, una storia di immigrazione negli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore, ma con un bianco e nero asciutto e una scrittura priva di retorica edificante con annessa mobilità sociale. La protagonista Donya, profuga afghana, dice chiaramente di voler un futuro migliore al suo originale psicanalista che la conduce con bizzarra brutalità a confrontarsi con il suo disturbo da stress post-traumatico.
“Troppo azzurro” senza moralismi e assoluzioni
Piena di battute folgoranti, Troppo azzurro è una commedia misurata e non banale, ben recitata e ben scritta, con uno sguardo personale e originale, un suo ritmo (grazie anche alla musica di Pop X), dei bei personaggi, capace di dire qualcosa sul presente, sulle incertezze e sulle paure dei ventenni (e non solo sulle loro), senza moralismi o assoluzioni. Per un’opera prima, non è veramente niente male.
“La zona d’interesse” speciale I – Al di là della banalità del male
La zona d’interesse, vincitore a Cannes 2023 del Grand Prix della Giuria e presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023, è un film in cui la nozione dello spazio è una questione formale e tematica essenziale: la struttura filmica è costituita da un’attenta costruzione e gestione dei luoghi, ripresi con l’utilizzo quasi esclusivo della luce naturale. Dagli spazi interni della casa degli Höß al giardino, lo spazio è un disegno geometrico netto e angusto dove è impossibile qualsiasi concezione di libertà.
“Past Lives” speciale II – Tra amori e identità
Past Lives è l’esordio cinematografico di Celine Song, certamente un film sulle diverse declinazioni del concetto di amore; di come sia soggetto alle variabili temporali e spaziali, come diversi tipi di amore appartengano a diverse fasi della vita e come queste relazioni possano coesistere e stratificarsi fino a creare un mosaico di amori. Ma Past Lives è soprattutto un film sull’identità: su come venga plasmata dai nostri legami e dalle nostre scelte.
“Il ragazzo e l’airone” speciale I – Dentro la natura del mondo fantastico
La profonda consapevolezza dell’irreversibilità dello stato di corruzione e decadenza del mondo umano e una luminosa ostinazione di volerne far parte nonostante tutto: i personaggi di Miyazaki hanno accesso alla dimensione superiore, ai campi in cui energie superiori governano il disequilibrio del mondo sottostante. Ma quando vengono posti di fronte a una decisione, decidono sempre di tornare all’umano.
“Dream Scenario” manifesto conservatore travestito da indie movie
Dopo il successo del precedente Sick of Myself (2022), Dream Scenario segna l’esordio di Borgli in una produzione indipendente americana del talentuoso Ari Aster per A24. Sorprende, tuttavia, come l’unione di menti così non convenzionali abbia dato origine ad un manifesto conservatore travestito da film hip e indie, un’ode all’uomo qualunque americano come non se ne vedevano da tempo e di cui, francamente, non si sentiva troppo la mancanza.
“La solitudine è questa” di fronte alla scrittura di Tondelli
Dal libertino redento nella sofferenza e nel cammino verso la conversione allo scrittore generazionale e di colore locale, Tondelli è stato ingabbiato in etichette comode e rassicuranti. Il contrario della sua scrittura fluida e de-localizzante, capace di trascendere luoghi e tempi, e di mettersi in contatto non solo con la via Emilia o con una determinata generazione, ma con chi “sente di stare al mondo nella giovinezza”, dando voce ad una rappresentazione del corpo, anche omosessuale, nel desiderio e nella malattia.
“Anatomia di una caduta” e la verità umana
“I dettagli tecnici, le traiettorie… Quello che importa è la verità umana!” diceva l’avvocato difensore di Brigitte Bardot nel La verità (1960) di Clouzot. Un film a cui Anatomia di una caduta certamente guarda nel riproporre la verità umana di una donna accusata di aver ucciso l’amore della sua vita. Sandra Hüller interpreta una scrittrice tedesca di romanzi d’autofiction. Da qualche anno vive con marito e figlio in uno chalet sperduto sulle Alpi francesi. Parla a malapena francese, più fluentemente inglese, ma la sua lingua materna, come il suo desiderio, sembra smarrito.
“Nuovo Olimpo” omaggio alle zone franche dell’amore
Dopo alcune opere meno convincenti, Özpetek recupera qui una più sincera spinta autobiografica (sempre presente nel suo cinema ma mai così palesemente denunciata, con tanto di cartello “ispirato a una storia vera”). Ha dalla sua due protagonisti (il taciturno Pietro di Andrea Di Luigi e soprattutto il vitale Enea di Damiano Gavino) bravi e intensi, un bel gruppo di comprimari e il personaggio della cassiera Titti, una dea dell’amore con le sembianze di Mina e la verve partenopea di una meravigliosa Luisa Ranieri.
“Il ragazzo e l’airone” dentro la natura del mondo fantastico
La profonda consapevolezza dell’irreversibilità dello stato di corruzione e decadenza del mondo umano e una luminosa ostinazione di volerne far parte nonostante tutto: i personaggi di Miyazaki hanno accesso alla dimensione superiore, ai campi in cui energie superiori governano il disequilibrio del mondo sottostante. Ma quando vengono posti di fronte a una decisione, decidono sempre di tornare all’umano.
“Achilles” metaforico e reale
“Il mio film è un invito agli artisti a confrontarsi più profondamente con le sfide del mondo reale”, dichiara il regista e sceneggiatore iranaiano Farhad Delaram a proposito del suo lungometraggio d’esordio Achilles. Certamente le sue parole evocano il lungo viaggio del protagonista del film, Farid soprannominato Achilles, che ha lasciato la carriera artistica per diventare un assistente ortopedico e soffrire insieme a chi è confinato nell’ospedale di Teheran dove lavora.
“Mother, Couch” e i dialoghi con la propria madre
Un’anziana donna con una vistosa acconciatura bionda è seduta su un costoso divano verde in uno sterminato quanto malconcio mobilificio nel nulla americano. Nonostante il devoto figlio David le chieda più volte di alzarsi in modo da andare via, lei si rifiuta di farlo. Questo l’inizio di Mother, Couch (2023), sorprendente opera prima di Niclas Larsson, sospesa in una ironica dimensione onirica e surreale che diventa sempre più accentuata con il progredire del film e il serrarsi dei dialoghi tra David e la madre.
“La passion de Dodin Bouffant”, amore e cucina artigianali
La passion de Dodin Bouffant di Tran Ahn Hung, vincitore del premio per la migliore regia al Festival di Cannes 2023, propone una rappresentazione meticolosa dell’esperienza culinaria. I cibi e le modalità di preparazione rappresentati dal regista vietnamita sono un’esperienza estetica e sensoriale, ma sono anche l’espressione di un pensiero, di un modo preciso e connotato di intendere il tempo e i rapporti.
“Palazzina Laf” tra vittima e carnefice
La Palazzina Laf, quella che dà il titolo al film e che Riondino e il suo co-sceneggiatore Maurizio Braucci mettono al centro della narrazione, è una sorprendente, surreale metafora. È qui che il sogno fantozziano dell’impiegato fancazzista cambia di segno e si trasforma in un incubo, un girone dantesco in cui l’inattività forzata, il demansionamento immotivato, il lento scorrere del tempo senza scopo e senza possibilità di fuga, diviene un’arma micidiale nelle mani dei padroni.
“Holiday” e la verità come domanda
Girato lungo le strade impervie e i sottopassi delle ferrovie di una Liguria volutamente aspra e in una Genova poco riconoscibile, Holiday si concentra, come BB e il cormorano (2003) e Padroni di casa (2012), i due precedenti film di Gabriellini, sull’idea di limbo esistenziale, inseguendo i protagonisti nella loro ricerca di sospensione dalla vita e dalle sue responsabilità. In questo l’idea di vacanza come sospensione metaforica è centrale per il film.
“Diabolik, chi sei?” e lo svago cinefilo
Se il ritmo non sempre regge, se la tensione a volte latita, se non mancano ingenuità e scivoloni, lo si perdona volentieri ai Manetti, prendendo in cambio il divertimento analogico d’antan, il gioco dei cameo, lo svago citazionista che regala questo fumettone bidimensionale e stilizzato. Ma d’altro canto il fascino di Diabolik, sempre uguale a se stesso, non è un po’ anche questo?
“Il ritorno di Maciste” nostro contemporaneo
Con l’espediente cinefilo di far uscire Bartolomeo Pagano dallo schermo al termine della proiezione di Cabiria (1914) di Pastrone al cinema Lux di Torino, Il ritorno di Maciste (2023) immerge un’icona del muto nel nostro mondo globalizzato, giocando con quella mescolanza tra arcaicità e modernità alla base dello stesso personaggio di Maciste che proiettò Pagano, umile camallo del porto di Genova, sulla scena cinematografica internazionale, facendone uno degli attori italiani più pagati degli anni Venti.