Archivio

filter_list Filtra l’archivio per:
label_outline Categorie
insert_invitation Anno
whatshot Argomenti
person Autore
remove_red_eye Visualizza come:
list Lista
view_module Anteprima

“Il seme del fico sacro” intriso di rabbia e dolore

Altra immagine ricorrente è il corridoio del tribunale rivoluzionario, gremito di cartonati di uomini sorridenti che esprimono fede e donne in carne, ossa e chador incastrate immobili al muro. Ci vuole coraggio a riassumere l’Iran in metafore come questa e Rasoulof, preferendo l’esilio al silenzio, firma un capolavoro intriso di rabbia e dolore. Come per Mahnaz Mohammadi, Jafar Panahi, Faramarz Beheshti, Mostafa Alehmad e diversi altri cineasti iraniani, il riconoscimento artistico internazionale coincide con la privazione della libertà.

“Il seme del fico sacro” e il labirinto di un paese desertificato

Il seme del fico sacro tratteggia un passaggio epocale: la penetrazione di queste immagini negli spazi del potere grazie alle nuove generazioni iper-connesse, profondamente colpite dall’atrocità della violenza e sempre più insofferenti nei confronti di una spudorata propaganda televisiva che distorce la realtà. Il film stesso integra nel suo tessuto narrativo le immagini di rivolta non tanto per validare la finzione, ma per elevarsi alla loro altezza spirituale, per assumere la stessa funzione di arma della resistenza al regime.