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Speciale “La conversazione” III – La regressione infantile
Il film descrive la realtà delle intercettazioni selvagge, prive di una vera e propria regolamentazione: è qui che si muove il protagonista, interpretato da Gene Hackman, alla cui recente scomparsa si deve il ritorno in sala del film. Il personaggio di Harry è molto diverso dai ruoli a cui Hackman si era legato negli anni precedenti – fra tutti quello di Jimmy ‘Popeye’ Doyle ne Il braccio violento della legge (1971) – ma rappresenta una delle sue interpretazioni più memorabili, che colpisce ancora di più se si prova ad entrare nella complessità di questa figura.
“La conversazione” speciale II – Dal passato al nostro futuro
Oggi La Conversazione ci appare un film capace di dialogare con molte dimensioni diverse. Ci parla del passato: la tecnologia analogica che iniziava a minare la libertà individuale; la realtà che non era come appariva; il richiamo allo scandalo Watergate del cui clima di smarrimento e sconcerto sicuramente la pellicola si nutre. Ci riporta al nostro presente: l’invadenza della tecnologia – ora non più analogica ma digitale – nella vita privata e quotidiana; il conseguente rischio di svuotamento e perdita di identità a cui siamo anestetizzati.
“La conversazione” speciale I – La maschera teatrale del sogno americano
Non solo denuncia politica e apologo morale, La conversazione è un gioiello della New Hollywood. Sviluppato indizio dopo indizio attraverso la forza drammatica di un volto anodino e significativo al contempo, in grado di aggiungere malinconia alla maschera teatrale del sogno americano, e con l’affascinante lavoro di Walter Murch, montatore e tecnico del suono, il cui contributo si è dimostrato fondamentale nel conferire sostanza a immagini ed emozioni.
Gene Hackman magnifica canaglia
Un volto dai lineamenti non propriamente regolari, spesso attraversato da un ironico sorriso sornione e illuminato da due piccoli occhi cerulei, Gene Hackman è stato uno dei massimi interpreti della New Hollywood, un’autentica leggenda che ha saputo imprimere un nuovo tipo di iconicità divistica. In mezzo della schiera new-hollywoodiana di giovani, belli e impossibili (da Robert Redford a Warren Beatty), si staglia come un cazzotto rivoluzionario il roccioso e maturo Gene Hackman, assurto allo status di divo e protagonista assoluto già quarantenne.