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Il sole, nonostante tutto. “Un giorno di pioggia a New York” – Perché sì

La pioggia è una delle componenti fondanti di tutta la pellicola, tanto da essere evocata fin dal titolo. Gocce che sembrano fatte di filamenti iridescenti che più che bagnare, illuminano i volti dei protagonisti. Amare la pioggia si rivelerà determinante, quasi una scelta di campo, perché non si può davvero vivere con chi non trova romantico camminare sotto la pioggia. Ma non è tutto qui. Per quasi tutto il film infatti, si ha l’impressione che piova col sole.  Per lo meno questa è la curiosa impressione che la straordinaria fotografia anti-naturalistica di Vittorio Storaro riesce a creare. Una pioggia battente e incessante che però è sempre costantemente attraversata, tagliata, puntellata di raggi di luce caldi e avvolgenti. 

“Apocalypse Now – Final Cut” al Cinema Ritrovato 2019

Come entra in questa storia la versione del 2019 denominata Final Cut, presentata dal regista in anteprima europea al Cinema Ritrovato? “Quella del ’79 continuava a sembrarmi troppo breve e Redux iniziava a sembrarmi troppo lungo. Una via di mezzo poteva essere la soluzione”. In realtà, l’impressione non è tanto quella di una “via di mezzo” quanto di una versione light, appena un po’ più snella, del mastodonte del 2001. Le integrazioni ci sono tutte, dal colloquio iniziale di Willard alla scena in cui Kilgore/Duvall perlustra il fiume Nung chiedendo al megafono che gli sia restituita la sua “bella tavola”, dall’incontro con una tigre al lungo monologo di Kurtz, fino al segmento coi relitti francesi della guerra in Indocina che completa l’Odissea fondendo insieme Lotofagi, Calipso e Circe. Si può concordare con le parole di Coppola e trovare in Final Cut il compromesso perfetto, o al contrario pensare che questo terzo montaggio non dia nè la soddisfazione immersiva dell’originale nè la trance da saturazione totale di Redux.

Il bambino e l’ipocondriaco, il Woody Allen di “La ruota delle meraviglie”

Vocabolario di Woody Allen: il jazz e il vaudeville, la pura meraviglia del cinema, i primi amori, le locandine ingiallite, la madreperla dei lungomare. Il bambino che fu prende di prepotenza il sopravvento sul New Yorker ipocondriaco e sogna nella sala buia. Film fra i suoi più magici e sentiti, sfociano puntualmente nei risvegli più dolorosi. È così per pietre miliari come Radio Days e La rosa purpurea del Cairo. È così (nei due secondi di un occhiolino allo spettatore) per il sottovalutato La Maledizione dello scorpione di giada. È così anche per La ruota delle meraviglie.

Un doppio sguardo su “Café Society”

Questo mese è in sala Scorsese al Cinema Lumière fino a mercoledì 12 ottobre, in lingua originale sottotitolata, Café Society, l’ultimo film di Woody Allen, una romanzesca e agrodolce storia d’amore e un ritratto scintillante e caleidoscopico dell’America anni Trenta. Due collaboratori di Cinefilia Ritrovata sono andati a vederlo. A seguire, le loro considerazioni.