Archivio

filter_list Filtra l’archivio per:
label_outline Categorie
insert_invitation Anno
whatshot Argomenti
person Autore
remove_red_eye Visualizza come:
list Lista
view_module Anteprima

Almodóvar tra materia e immagine

La compresenza di elementi apparentemente distanti, la contaminazione tra scenari familiari e atmosfere stranianti potrebbe essere impiegata per descrivere il cinema stesso di Almodóvar, costantemente sospeso tra corpo e simbolo, materia e immagine, spettacolo e intimismo. I film della rassegna Corpi in prestito (Kika, Il fiore del mio segreto, Parla con lei, La Mala Educación e Volver) sono una summa delle sfumature che compongono il cinema di Almodóvar, ma soprattutto sono un percorso attraverso il quale è possibile ricostruire l’evoluzione formale e tematica del regista iberico.

“Madres paralelas” e i solchi immateriali della vita

L’urgenza filmica non è né quella storica e sociale, che pure attraversa in modo carsico la pellicola, né quella melodrammatica, supportata dalla trama e dalla intensa partitura musicale di Alberto Iglesias, e nemmeno quella trasgressiva, barocca e pop del primo Almodóvar, di cui troviamo qualche traccia sparsa. Da Julieta in poi il tono almodovariano si è fatto sempre più intimo e introspettivo e anche in questo film pare che l’interesse maggiore non sia rivolto tanto alle componenti melò, sociali, di genere o storiche, quanto a quello che Dolore, Gloria e Storia marchiano a fuoco sulle nostre vite, lasciando solchi immateriali ma profondi, come in una sorta di DNA non scritto.

Il dolore ci rende umani: “Julieta”

Con Julieta – recentemente presentato al Festival di Cannes e in questi giorni in programmazione al cinema Lumière – Pedro Almodóvar parla di nuovo con noi. Ritorna, come in gran parte della sua filmografia (Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Tutto su mia madre, Parla con lei, Volver), a parlare dell’universo femminile, ritorna a scavare nel nostro modo di essere figlie, amanti e madri. Ma questa volta lo fa con un registro nuovo e diverso, con una sobrietà narrativa e un rigore...