Archivio

filter_list Filtra l’archivio per:
label_outline Categorie
insert_invitation Anno
whatshot Argomenti
person Autore
remove_red_eye Visualizza come:
list Lista
view_module Anteprima

Cécile Decugis, montatrice e regista al Cinema Ritrovato 2018

Cécile Decugis è nota come montatrice della nouvelle vague (Truffaut, Rohmer, Godard), un mestiere storicamente svolto dalle donne perché più abili nel lavoro di taglia e cuci, che era proprio del montaggio in pellicola di un tempo. Ma non possiamo esaurire la sua figura con una sola definizione: Cécile era anche una regista, una docente rivoluzionaria alla Femis e un’attivista politica (viene arrestata perché aveva affittato a suo nome un appartamento per il dirigente della FLN). La rivoluzione la accompagna nella vita e nella professione, mai totalmente separabili. La sua produzione da regista si muove su due fronti: quello della finzione e quello del cinema del reale.

“Suzanne Simonin, la religiosa” di Jacques Rivette al Cinema Ritrovato 2018

Le prime immagini ci presentano la protagonista, Suzanne Simonin, donna di quasi vent’anni interpretata da Anna Karina. Costretta a prendere i voti, cerca in ogni modo di opporsi ma senza alcun risultato. La giovane donna passa attraverso due conventi, ma ognuno, per motivi opposti, è un covo di serpi. Un film dove le donne sono protagoniste: apparentemente autoritarie e forti ma in realtà frustrate, proiettano sé stesse nella protagonista, infelice e sventurata, la cui colpa è quella di essere bella e intelligente (come viene spesso ribadito nel film).

“Cronaca familiare” di Valerio Zurlini al Cinema Ritrovato 2018

Il film Cronaca familiare si apre con due foto di famiglia, ultime testimonianze di una memoria che il protagonista, Enrico, cerca di ricostruire. Dalla notizia della morte del fratello Lorenzo, inizia il racconto in prima persona della triste vicenda della sua famiglia. Marcello Mastroianni ci dimostra ancora una volta la sua grande capacità di entrare dolcemente nel cuore di un personaggio, in questo caso intimo e drammatico. Ispiratosi alla pittura di Ottone Rosai, Valerio Zurlini dipinge una Toscana desolata, con colori sbiaditi, nelle cui stradine il personaggio si perde. Enrico cammina e noi lo seguiamo di spalle, rincorrendo il filo delle sue memorie. Sempre di spalle si sofferma a guardare un quadro, attraverso cui entriamo nella dimensione del passato.

“La ragazza in vetrina” e l’asfissia senza benessere

Con La ragazza in vetrina, film del 1961, Emmer ci racconta due mondi non troppo diversi: quello degli emigrati italiani in Olanda e nei Paesi Bassi e quello delle prostitute, temi caldi per la Democrazia Cristiana, che censura il film e lo vieta ai minori di 16 anni. Le controversie di produzione hanno accompagnato la storia di quello che Emiliano Morreale considera il “film maledetto”, che fino al 1990 sarà l’ultimo della carriera del regista.  Ancora oggi ci inquieta il rapporto strettissimo di Emmer con il documentario: assistiamo ad un film crudo che smette di essere solo finzione e si trasforma nel racconto di una realtà parallela al benessere del secondo dopoguerra. Il film è un viaggio che non prevede momenti di riposo per i nostri protagonisti: vagando tra i bar più stravaganti del quartiere, con il fardello della loro solitudine e dei loro timori, Emmer ci immerge in un mondo di umiltà, di disperazione e di asfissia, dove le ombre sono più presenti rispetto alle luci.

Il tributo all’amore di “Enamorada”

Anche quest’anno al Cinema Ritrovato diamo spazio ai giovani critici in una sezione apposita. Sotto le stelle di Piazza Maggiore non assistiamo solo al cinema ma anche ad uno spettacolo di musica messicana che si conclude con Malaguena Salerosa, per la prima volta suonata nel film Enamorada e poi ripresa da Tarantino in Kill Bill Vol.2. Grazie alla sezione “Ritrovati e Restaurati” del Festival del Cinema Ritrovato, la curiosità degli spettatori viene stimolata e messa in gioco attraverso uno dei film cult del cinema messicano. Enamorada ritorna alla luce grazie al restauro della UCLA Film & Television Archive e al World Cinema Project, con il contributo di Martin Scorsese e Olivia Harrison, presenti alla serata. La figura di Emilio Fernandez, il regista, si erge come quella della statuetta degli Oscar (pare che egli abbia posato come modello per la sua progettazione): un militante della rivoluzione messicana che evase dal carcere e si rifugiò in America, dove scoprì il cinema.