Davide De Marco
“Cloud” e la schizofrenia della contemporaneità
Seppur non sia il miglior film del regista giapponese, per una piattezza formale e di sostanza che non appartiene a capolavori del calibro di Tokyo sonata o lo stesso Kairo, Cloud ha il merito di riprodurre efficacemente la schizofrenia della contemporaneità. Di fronte ad un mondo in cui il senso di fine si fa sempre più ingombrante, Kurosawa mostra come l’umanità si sia chiusa in se stessa, atomizzandosi, sempre alla ricerca di un nemico su cui scaricare la propria rabbia.
“Cure” immerso nel Male intangibile
Cure nel 1997 ha proiettato il regista giapponese tra i cineasti più importanti della Storia e ha lanciato la sua carriera internazionale. Si tratta di un film che mescola numerosi generi scompigliandone le regole: un po’ thriller, un po’ giallo, ma soprattutto horror. Infatti Cure ha rivoluzionato il genere, aprendo la fruttuosa stagione del J-horror e diventando un punto di riferimento. Non sono mostri, fantasmi o serial killer a minacciare la tranquillità di Tokyo, ma un male intangibile radicato nel vivere quotidiano.