Davide De Marco
“Do Not Expect Too Much from the End of the World” come odissea urbana
Do Not Expect Too Much from the End of the World è un gioiello di estrema raffinatezza non solo per la sua complessità ma anche per la presa salda e decisa sulla realtà contemporanea, per la sua interpretazione lucida del nostro momento storico in cui l’immagine ricopre un ruolo decisivo. Un’Odissea urbana stratificata e intelligente che riproduce lo squallore del presente, il suo abisso spirituale e morale, la sua fine inesorabile che non sarà pirotecnica, ma lenta e silenziosa.
“Flow” contro l’isolamento dell’essere
In un momento storico in cui si sta timidamente iniziando a considerare gli animali come individui dotati di un linguaggio proprio, minando finalmente l’unicità di quello umano, l’esperimento di Zilbalodis è molto importante. Biologia e etologia ormai da tempo hanno riconosciuto la complessità del linguaggio animale, ma accettarlo a livello culturale è ben più complicato, perché si demolirebbero alcuni punti fermi di un pensiero ancora fortemente antropocentrico.