Gisella Rotiroti
“Il club dei 27” a Visioni Italiane 2018
La vicenda reale di Giacomo Anelli nel documentario di Mateo Zoni è soggettivizzata, modellata per acquisire sembianze diaristiche, liriche, autoriflessive ma anche in grado di ospitare una densità saggistica, attraverso la rielaborazione di immagini di repertorio e materiali d’archivio. Il Club dei 27 inizia il racconto della passione di Giacomo per Giuseppe Verdi ricordando i momenti dell’infanzia in cui il nonno gli faceva ascoltare Pavarotti: “all’inizio sembrava uno che urlava” ma giorno dopo giorno gli era entrato nella testa. Ad undici anni Giacomo, che ascolta la musica di Verdi dall’età di due anni, desidera fortemente entrare nel Club dei 27.
“Chiamami col tuo nome” e la mappa dei cinque sensi
Chiamami col tuo nome non è solo il racconto romantico di un innamoramento. La potenza lirica delle immagini esalta la sublimazione catartica del turbamento che attraversa la giovinezza: ascesa all’estasi del piacere e comprensione del distacco nella malinconia del ricordo. L’idea scolpita dalla successione delle inquadrature è una declinazione contemporaneamente carnale e poetica dell’eros in cui il desiderio comunica un altrove metafisico dei corpi, regolato dalla mappa dei cinque sensi. L’istinto, quanto l’affetto, è raffigurato con aderenza costante alle movenze naturali delle mani, degli arti, dei volti, senza ricostruire la vita interiore dei due giovani ma giungendo ad essa attraverso le sfere esistenziali che li circondano.