Roy Menarini
“F for Fake” e la verità del falso
F for Fake intreccia un numero di temi wellesiani imponente: dal rapporto ambiguo con Hughes dai tempi di Quarto potere (la seconda personalità che si agitava sotto la prima, Hearst, nel personaggio di Kane) al piacere del vero/falso (It’s All True), all’ossessione per la magia e l’inganno o, meglio, per il cinema come arte della contraffazione poetica. Si ribadisce la forza provocatoria del progetto di Welles, ancora oggi impareggiabile esempio di teoria del falso anche prima della esplosione comunicativa postmoderna.
La scommessa del cinema in sala nel 2023
Questa è la scommessa. O un’Italia dove il cinema in sala vivrà bene esclusivamente in centri urbani/metropolitani, magari in città universitarie del centro-nord, con un’ampia fetta di consumi culturali guidati da ceti di classe medio-alta (mentre il resto del Paese sarà punteggiato da rari multiplex in periferia e basta); oppure un’Italia dove non solo si blocca la lenta erosione di schermi ma si rilancia la cultura della sala con una serie di iniziative massicce, penetranti ed esclusive, che mescolino strategie immediate e piani a medio-lungo termine