Sofia Tinti
Il found footage e il cinema di famiglia. Su tre brevi film italiani.
In un’ottica attualissima di sostenibilità visiva, le “3 R” del credo ambientalista – recycle, reduce, reuse – possono ben adattarsi all’operazione svolta da chi si appropria, per declinarlo all’interno dei suoi lavori, del materiale d’archivio (mare magnum che può comprendere pellicole del muto, frammenti, documentari, notiziari, filmati di repertorio, scarti di lavorazione, riprese amatoriali, film di famiglia..). In un mondo pervaso e permeato di immagini il riutilizzo filmico da parte di cineasti, documentaristi o semplici entusiasti, pare conciliarsi perfettamente con l’idea che il recuperato, il minimalismo e la seconda (o più) mano debbano essere necessariamente adottati quali stili di vita. L’abbandonato, lo scarto, e il rinvenuto non sono spazzatura bensì fonte potenzialmente inesauribile di ricontestualizzazione.