“Siete l’unico pubblico disposto a perdere l’inizio, parte centrale e fine del film, pur di guardare il colore”, dice Michael Pogorzelski, divertito. Il colore. Niente sottotitoli, niente titoli di testa o di coda, solo un accenno di trama data dai collaboratori di Pogorzelski e un invito alla contemplazione. All’Academy Film Archive di Los Angeles viene conservata una preziosa collezione di riferimento, delle stampe in dye-transfer che nel 1974 vennero abbandonate dalla Technicolor nel suo laboratorio di Hollywood. La collezione è composta da una serie di bobine di film che l’azienda stampava per gli studios che servivano ad assicurarsi, al momento della stampa di copie dei film, che i colori della nuova riproduzione rimanessero gli stessi dell’originale, fedeli agli standard cromatici di ciascun film, che negli anni hanno fatto la storia del nostro gusto.
Attraverso il colore si caratterizzano i personaggi, si plasma l’immaginario e con i nove estratti proposti ci viene offerta una panoramica di quello degli anni ’50, fatto di teatralità, raffinatezza, esotismo. Tra questi, quattro in particolare riscuotono maggior entusiasmo.
In Caccia al ladro, per quanto la scena del casinò possa essere divertente, è Grace Kelly l’etereo centro di gravità per lo sguardo. Il suo vestito turchese chiaro è un mezzo attraverso il quale possiamo conoscere l’ammirazione di Hitchcock, che per descriverla parla di un vulcano coperto di neve. Del tutto diverso è il cielo blu intenso di notte giovane con cui apre Inno alla battaglia, un cielo da Mille e una notte, che sfuma su un vasto ventaglio di saturazione.
In È nata una stella siamo all’esibizione di Judy Garland, che canta Gotta Have Me Go With You, dietro le quinte svolazzano abiti in arancio corallo e pizzo bianco e rosa pallido. Protagonista della scena è però il rosso carminio. Questo colore ha uno spessore unico, quando c’è diventa un personaggio, timbrico e saturo esce dallo schermo e nel technicolor esplode: un vestito, delle labbra, una folta chioma. Racconta sensualità, potere, gestire la sua importanza è come aver a che fare con una prima donna. Quando è presente, c’è solo lei, se viene gestita male, stomaca. L’equilibrio è essenziale e in questa sequenza è, letteralmente, un fiore all’occhiello.
Il colore ha anche il potere di essere usato per domare un personaggio: Gina Lollobrigida è di una bellezza ammaliante e predatrice. Eppure, Salomone e la regina di Saba l’abito rosa confetto riesce a domare la sua bellezza, è suadente, quasi dolce, regina. Li abbiamo personalizzati sovrapponendo vocabolari artistici e metafore di poeti. I colori ci raccontano sempre una parte della storia.
Eugenia Carraro