Wim Wenders è stato ospite della 37ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato e come prima cosa ha presentato il film muto La donna della retata di Yasujirō Ozu, un lavoro che sembra molto lontano da ciò che siamo soliti conoscere della filmografia di questo regista. Durante l’evento ha raccontato della sua fascinazione per Ozu, per la modernità della sua tecnica e per la capacità di raccontare una storia di gangster pur mantenendo un profondo senso dell’umorismo. Wenders ha infatti invitato il pubblico a concentrarsi sullo stile di Ozu, sulle belle carrellate e sulle inquadrature delle conversazioni tra personaggi, molto dinamiche per l’epoca.
Incontrando la stampa, Wenders ha parlato del restauro del suo Lampi sull’acqua - Nick’s Movie e dell’inizio della collaborazione tra la Cineteca di Bologna, la Wim Wenders Stiftung e CG Entertainment. Rievocandone la realizzazione, Wenders ha ricordato come fare un film su Nicholas Ray sia stato per lui molto particolare, vista la grande amicizia che lo legava al regista di Gioventù bruciata. Un coinvolgimento emotivo così forte ha reso l’esperienza estremamente diversa rispetto a quella avuta, per esempio, sul set del suo recente documentario che indaga il modo di vivere la religiosità di Papa Francesco.
Grazie alla cooperazione con la Cineteca di Bologna, il prossimo autunno, tornerà nelle sale cinematografiche, in alta definizione, uno dei suoi titoli più conosciuti, Il cielo sopra Berlino. Film che per Wenders segnò il rientro a casa, dopo gli otto anni vissuti negli Stati Uniti, e che significò anche un ritorno alla sua lingua madre e alle sue origini. Decise di riscoprire il suo paese sia attraverso certe tematiche, evitate fino a quel momento, sia leggendo ogni sera le poesie di Rainer Maria Rilke, che per lui furono grande fonte di ispirazione. Wenders ha sottolineto infatti che gli angeli presenti ne Il cielo sopra Berlino sono frutto della lettura attenta delle opere del poeta.
Il regista ha poi parlato della guerra fra Russia e Ucraina; una situazione che lo turba molto, in generale ma soprattutto da un punto di vista culturale. Ritiene che i nostri sentimenti possano essere stati corrotti e che le reazioni di chi vuole bandire la cultura russa siano la cosa peggiore che Putin stia facendo al suo paese.
Alla domanda su come dividerebbe la sua filmografia in “periodi”, ispirandosi a quelli di Pablo Picasso, ha risposto con una battuta sui suoi periodi blu e rossi in base alla montatura degli occhiali. Wenders ha poi puntualizzato che la sua ricerca costante di nuovi linguaggi lo porta a fare film molto diversi fra loro. Sostiene di essere un principiante con esperienza, ma che ogni volta deve dimenticare ciò che ha imparato per poter sperimentare nuovi linguaggi e per questo si sente ancora, ironicamente, nel suo primo periodo.
In conclusione, gli è stato chiesto se si sia mai ispirato a Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci e Federico Fellini. Così il regista ha raccontato di aver solo sognato un incontro con Pasolini, del quale conosce tutti i film a memoria, e che Bertolucci è stato un suo grande amico. Rispetto a Fellini, ha ricordato di averlo conosciuto in tarda età, e i due si sono trovati reciprocamente molto simpatici. In comune avevano diverse cose, tra cui la capacità di macchiarsi la camicia non appena mangiavano qualcosa.