Jack Oakie, noto soprattutto per la sua interpretazione di Benzino Napaloni ne Il grande dittatore di Charlie Chaplin, in Dancers in the Dark veste i panni di Duke, l’improbabile direttore d’orchestra di un locale notturno. Duke sogna di diventare famoso atteggiandosi a capocomico di sé stesso, sia all’interno sala da ballo sia nell’intreccio del film. Duke mal sopporta la relazione tra Floyd, amico fraterno e sassofonista, e Gloria, una delle più ambite ballerine del night. Così escogita un piano per liberarsi, per un certo periodo, di Floyd (William Collier Jr.) e rovinare il fidanzamento della nuova coppia. Non sa però che Gloria è molto amata anche da Louie, un gangster di bassissima lega.
Il film è tratto dalla pièce teatrale Jazz King di James Ashmore Creelman. Dancers in the Dark di David Burton è una commedia senza grandi pretese e la sceneggiatura firmata da Herman J. Mankiewicz è contraddistinta da un umorismo piuttosto greve e inelegante. Gli episodi di cui si compone la narrazione principale non riescono a suscitare un grande interesse poiché, già dalla presentazione dei protagonisti, le svolte narrative sono tutte eccessivamente prevedibili. Inoltre le domande che rimangono senza risposta sono troppe ed è impossibile non dare peso a queste mancanze. L’intreccio fra Duke, Floyd e Gloria, interpretata da Miriam Hopkins, tende ad un finale piuttosto ordinario, ma divertente. E David Burton decide di affrontare l’unico momento intrigante, la morte di Louie, in una maniera così convulsa da non lasciare neanche il tempo di assimilarlo, concludendo con un taglio netto che ne esaurisce qualsiasi pathos possibile. Infatti solo la coppia formata da Fanny, interpretata da Lyda Roberti, e Gus (Eugene Pallette) catturano l’attenzione e l’affetto del pubblico. Lei è una ballerina fintamente svampita e lui un cliente del locale in cerca di divertimento, e insieme regalano gli unici momenti davvero spiritosi del film.
Dancers in the Dark si svolge, la maggior parte del tempo, all’interno del locale notturno e la musica danzata dai clienti con le ballerine funge quindi da colonna sonora. La frenesia e la smania dei balli si sposano abilmente con i bei movimenti di macchina di Burton, rifugiato russo di Odessa, e del direttore della fotografia Karl Struss. Il film è quindi una commedia piuttosto modesta, di puro e semplice intrattenimento. Se poi si pensa che Dancers in the Dark è all’interno di una rassegna ricca di film interessanti si può suggerire che quest’ultimo non fa parte della rosa di titoli imperdibili.