Nell’immaginario collettivo gli unicorni sono bestie fantastiche spesso ritratte come nobili, buone e magiche, per cui quando la A24 ha annunciato di avere in cantiere una satira a tinte horror con un pizzico di Jurassic Park, in cui dei puledri impazziti con un “coltello” in testa si scagliano contro un gruppo di arroganti umani per ridurli a brandelli, ci è sembrata subito una grande idea. Se poi i protagonisti sono un padre e una figlia interpretati da Paul Rudd e Jenna Ortega, allora siamo a cavallo.
Death of a Unicorn racconta infatti la storia di Elliot, il quale insieme alla figlia Ridley, viaggia verso la villa dei Leopold, una famiglia di miliardari che lavora in ambito farmaceutico e che li ha invitati per finalizzare l’assunzione di lui. C’è però un problema: la casa è situata all’interno di una riserva naturale finanziata dagli stessi Leopold e durante il tragitto Elliot finisce per investire un raro esemplare di unicorno. Nel tentativo di nascondere l’incidente, decide allora di caricare il cadavere in macchina e far finta di niente, ma una volta arrivati a destinazione, l’essere si risveglia.
Sin dalle prime battute è ben chiaro il ruolo e il posizionamento di ognuno dei personaggi: c’è la famiglia di ricconi, belli, stupidi e cattivi, il cui unico interesse è sfruttare le proprietà curative dell’animale per far soldi, il padre, diviso tra il bisogno di un lavoro e l’insoddisfazione della figlia, e quest’ultima, l’unica realmente cosciente della situazione, che tenta inutilmente di avvertire gli altri del pericolo incombente. La dinamica quindi è immediatamente chiara, i miliardari si contrappongono alle “persone comuni” (non solo la protagonista, ma anche il maggiordomo e gli scienziati presenti in casa), dimostrando ironicamente la loro perfidia, in attesa che questa raggiunga il suo culmine e gli unicorni diano finalmente il via al bagno di sangue.
Tutto estremamente promettente, se non fosse che il contenuto del film si può ridurre a queste premesse, la satira è quanto di più scontato possa esserci e l’intera operazione fallisce nell’alternare l’horror alla commedia in maniera efficace. Abbiamo dunque una prima metà giocata interamente sulla stupidità della famiglia Leopold, ridotta allo stereotipo del ricco e malvagio, che seppur diverte, e in questo bisogna dar merito all’affiatato cast, risulta poi fine a sé stessa e senza spessore. E una seconda parte in cui la violenza esplode ma la commedia continua a farla da padrone, nel mentre gli eccessi di splatter sono privi di qualunque carica orrorifica, riducendosi a una mera esposizione di sangue e budella.
Il punto è che non essendoci uno sviluppo dei personaggi, né un approfondimento delle tematiche messe sul piatto, ciò che risultava divertente nella prima ora di film, finisce per diventare ridondante nella seguente. Non è chiaro se l’intenzione fosse quella di spingere sulla violenza nel tentativo di sdrammatizzarla o mostrare il sanguinoso rovesciamento della medaglia nel momento in cui l’arroganza umana viene punita dalle forze della natura. In assenza di una direzione precisa, Death of a Unicorn finisce per non essere né l’uno, né l’altro.
Inoltre, persino gli snodi della vicenda risultano deboli e poco credibili, laddove la nostra protagonista scopre il mistero degli unicorni con una rapida ricerca su internet, un po’ come fa Bella con i vampiri in Twilight, e la vera intenzione delle bestie è palese a tutti tranne che ai personaggi del film, i quali girano a vuoto in attesa del finale.
L’unico ad avere un effettivo sviluppo è Elliot, il cui assecondare ciecamente l’idiozia dei suoi capi è motivato dall’opprimente bisogno di guadagnare, per assicurare alla figlia una vita serena. Il conflitto interno del personaggio è l’elemento più riuscito del film, mostrando le difficoltà di un padre single costretto a sottomettersi al regime capitalista, anche quando ciò significa compiere azioni di cui non si va fieri. D’altro canto la finta bontà dei Leopold, la lucidità della figlia e la vendetta degli unicorni, in quello che si rivela essere il solito e canonico scontro uomo-natura, non presentano nulla di interessante che non fosse già ravvisabile guardando anche solo il trailer.
Insomma, Death of a Unicorn sembrava un film molto più promettente su carta, mentre il risultato finale è quanto di più semplice e banale ci si potesse aspettare. L’arroganza umana spinge i ricchi e potenti a credersi padroni del mondo e dopo aver schiavizzato i propri simili, questi tentano di fare lo stesso con la natura, la quale, però, è una forza indomabile e finirà sempre per avere la meglio. Come dicevamo, semplice e banale.
Forse è stata l’aspettativa nei confronti del brand A24 a fregarci, ma se lo si guarda davvero come la loro zoppicante versione di Jurassic Park magari la delusione lascia spazio al divertimento, seppure al giorno d’oggi storie del genere risultino ormai vecchie e fin troppo semplicistiche.