È lungo la linea di confine tra essere e apparire che si muove Jules Rosskam in Desire Lines: nel descrivere e raccontare il complesso universo dei transessuali FtM (“Female to Male”, ovvero “da femmina a maschio”) il regista ed educatore americano realizza un’opera cinematograficamente complessa, che non si incasella in un genere preciso ma rompe gli schemi e le loro regole, esattamente come fanno i suoi protagonisti.
Non è un caso infatti che molte volte siano inquadrati i cartelli che riportano le “rules” degli ambienti in cui si svolge il film (come la sauna o l’archivio), ambienti che peraltro sfumano l’uno nell’altro in molteplici transizioni che richiamano a livello linguistico il tema centrale dell’opera.
La storyline portante è rappresentata dalla ricerca che l’iraniano Ahmad sta compiendo in un archivio americano specializzato nella storia del movimento di liberazione omosessuale. Una ricerca “personale”, la definisce il protagonista: con il progredire del film (in programmazione al Gender Bender 2024) si scopre infatti che gli eventi di cui cerca traccia nei vari documenti riguardano sì il sesso omosessuale, le saune e i provvedimenti a tutela della morale pubblica che ne hanno decretato la chiusura durante gli anni Ottanta, ma soprattutto hanno a che fare con il suo passato, che l’uomo rivive (o immagina?) mentre si confronta con il responsabile dell’archivio stesso.
Intorno a questo incontro Rosskam dispone, come petali di un fiore che si schiude progressivamente, le testimonianze di un gruppo di transessuali che raccontano della scoperta – dopo l’operazione – dell’attrazione verso gli uomini. Tutti si mettono a nudo in una serie di interviste in cui rivelano l’amarezza di sentirsi minoranza in una minoranza: alla maggior parte dei loro interlocutori risulta infatti incomprensibile come una ragazza possa decidere di cambiare sesso per poi avere relazioni sentimentali e sessuali con i maschi.
“Sii donna e basta” è la verbalizzazione perfetta di un pensiero e di una visione del mondo contro la quale queste persone si trovano a lottare costantemente e che rivela la tuttora scarsa comprensione della linea di demarcazione tra orientamento sessuale e identità di genere. Sentirsi (essere!) uomo o donna non ha nulla a che fare con il sesso da cui si è attratti, e capirlo porta a scoprire una versione più autentica di sé.
Aleggia sopra questi racconti e riflessioni la presenza di Lou Sullivan, primo attivista FtM ad aver dichiarato pubblicamente la propria condizione di transessuale omosessuale malato di AIDS. Le sue interviste con lo psichiatra Ira Basil Pauly scandiscono i vari capitoli tematici di un racconto che amalgama organicamente sequenze tipicamente documentaristiche, scene di fiction e momenti squisitamente metacinematografici, all’insegna dell’idea che se ognuno di noi è un costante work in progress, così lo è anche un cinema che racconta il cambiamento del concetto di identità in questa nostra epoca.
Ne risulta certamente un omaggio commosso alla figura di Sullivan – vero e proprio pioniere nella battaglia per l’accettazione collettiva di una molteplicità identitaria dell’universo trans – ma anche un invito alla consapevolezza di quanto l'auto-definizione sia l'unico modo di esistere (“I and only I can say who I am myself”: “Soltanto io posso dire chi sono”). Sotto questo aspetto emerge chiaramente il valore politico di un film come Desire Lines, in proiezione al Gender Bender 2024.
Necessaria sotto il piano informativo, l’opera di Rosskam onora l’impegno civile ed educativo dell’attivista americano – issando ora la bandiera dell’autodeterminazione come faro che guidi l’esistenza privata, ora quella del ricordo come luce che sconfigga il buio dell’oblio collettivo – ma risulta anche accattivante sotto il profilo linguistico per la sua capacità di concretizzare in forma filmica la soluzione ipotizzata da uno degli intervistati: se l’esistere semplicemente in modo queer con l’abbandono di ogni definizione è la chiave di volta delle nuove identità, un cinema che si fa intrinsecamente queer può essere la strada giusta per comunicarle.