César et Rosalie inquadra il classico ribaltamento del topos romantico tradizionale: Rosalie ama David ma non riesce a stare insieme a lui e al contempo non può fare a meno di Cesar, pur non amandolo come ama David. Romy Schneider, Yves Montand e Sami Frey intrepretano questo singolare trio di amanti che quasi mai riescono ad esaudire i propri desideri. Quando ci riescono e sembrano essere uniti da una comunanza di intenti e aspirazioni è sempre per (troppo) poco tempo: il tempo di una cena, di un’uscita in barca a vela, di un giro in macchina da un capo all’altro della Francia.
Claude Sautet è il cineasta della durata e delle voci (e dei silenzi) interiori che poi erompono sulla scena: sia in L’amante che in È simpatico, ma gli romperei il muso – ma anche in Un cuore in inverno, se pensiamo allo sguardo silente e gelido del personaggio di Daniel Auteuil e alla sua controparte personificata da Emanuelle Béart - si parla il minimo indispensabile. Non ci sono, ad esempio, conversazioni infinite sulla Critica del Giudizio di Kant come in Rohmer o sul senso della politica e rivoluzione come in Garrel: il cinema di Sautet è più fisico e pulsionale.
Il ritmo di César et Rosalie è caratterizzato da un continuo avvicendarsi di colpi e contraccolpi; non si è mai a un epilogo – la struggente inquadratura finale nient’altro è che il prodromo di un qualcosa destinato a durare e a ripetersi eternamente - né a una fine che si adatti ai bisogni dei singoli personaggi o alla tensione drammaturgica. Tensione che non finisce mai perché nel momento in cui ci sembra che Sautet definisca lo spazio per una breve armonia è proprio in quel momento che le scelte dei suoi personaggi la vanno a distruggere. E si ricomincia da capo.
I movimenti ondivaghi e al contempo ponderati della macchina da presa di Sautet concorrono a scannerizzare i pensieri dei protagonisti senza che debbano necessariamente esporli dall’inizio alla fine. Le immagini riesce a individuare l’irrequietezza di Rosalie quando David riappare dopo anni e anni di lontananza o l’ansia di Cesar mascherata da umorismo e toni scanzonati quando David gli dichiara di amare ancora e “per davvero” Rosalie.
Romy Schneider incarna infine la figura di una donna libera e indipendente che rifiuta i codici e valori sociali di quel periodo. Confessa ad ambedue gli amanti e apertamente di pensare al contempo sia all’uno che all’altro dal momento che l’amore non si può mettere in pausa da un momento all’altro; e non lo si può neanche controllare, prevederne gli sviluppi o gli esiti. E dunque se l'amore è questa cosa imprevedibile e dettata da una concomitanza di eventi per lo più casuale, Sautet ne evoca proprio l’indefinibilità, così come la frustrazione.