Era l’inizio degli anni Trenta quando questi film vennero distribuiti nelle sale cinematografiche tedesche. Le loro allusioni, la leggerezza della trame e di conseguenza l’evasione dalla realtà che questi portavano agli spettatori, vennero giudicati male da tutta la politica dell’epoca, sia quindi dai nazisti che dagli oppositori. Cosa unisce i film Wer Nimmt Die Liebe Ernst…?, Die Privatsekretärin, Ich Bei Tag und du Bei Nacht e Der Brave Sünder?
Sicuramente le frivole storie d’amore, la musicalità, le scene di ubriacatura, gli imbrogli, gli equivoci e si potrebbe continuare. Tutti questi elementi sono al servizio di uno spettatore alla ricerca della leggerezza, del conformismo, ma senza rinunciare a una forma che in un certo qual modo può anche essere ricercata. Il sonoro è decisamente un frastuono, effettivamente era stato inserito da poco e ancora forse non si riusciva ad utilizzarlo al massimo delle sue potenzialità. Le melodie, in certi casi molto gradevoli, non sono difficili da ricordare questo perché sono tutte simili fra loro e soprattutto vi è sempre quella che primeggia su tutto il resto, rappresentando il tema della trama, e per questo è ripetuta per l’intera durata del film.
Wer Nimmt Die Liebe Ernst…? (Who Takes Love Seriously?) di Erich Engel narra la storia di Max e Jacob. Due furfanti professionisti, perfetti partner in crimine, guidati però da buoni sentimenti e accomunati da una candida ingenuità. Max (Max Hansen) dopo essere stato sorpreso da un poliziotto, a estorcere denaro con l’inganno ad una signora, fugge e per nascondersi finisce nel letto di una ragazza, Ilse (Jenny Hugo). Quest’ultima perde la sua camera proprio a causa dell’intrusione di Max e, non avendo un altro luogo in cui andare, finisce per ritrovarsi nella casa del ladro.
Max Hansen e il suo personaggio dello svampito e dai modi molto aggraziati è irresistibile in questa commedia irriverente. La sequenza del luna park, ad esempio, è tutta costruita sul desiderio dei protagonisti di trovare un po’ d’intimità, anche attraverso esplicite allusioni sessuali: ad ogni bottiglia di Champagne stappata vengono montate parallelamente le inquadrature di ragazze che mangiano, in maniera civettuola, dei würstel. I luna park all’epoca erano molto frequentati da tutti i membri delle classi sociali e siccome per i nazisti rappresentavano luoghi di vizio, corruzione e perdizione, secondo quanto ha detto Lukas Foerster, nella sua introduzione al film, li demolirono completamente per sostituirli con altri intrattenimenti, ad esempio lo stadio.
Die Privatsekretärin di Wilhelm Thiele vede al centro della narrazione la giovane Vilma (Renate Müller) che, appena arrivata in città, grazie alla sua astuzia riesce a trovare lavoro come dattilografa per una società bancaria. La ragazza però ha “grandi aspirazioni”, ovvero trovare un marito molto ricco per non dover più lavorare. La sequenza più esilarante è quella dell’ubriacatura. Vilma, Arvai (il direttore della banca) e il segretario Hasel (un eccezionale Felix Bressart) si ritrovano a cantare allegramente in un locale completamente ebbri ed a baciarsi fra loro in segno di fratellanza dimenticando così problemi, timori e posizioni sociali differenti.
Die Privatsekretärin è una commedia musicale scandita da una serie di equivoci, Vilma non sa di essersi innamorata del suo direttore e il segretario Hasel, dall’atteggiamento un po’ promiscuo e, in un certo senso anche effemminato, perde ogni freno inibitorio, passando dal dichiararsi verbalmente una nullità al considerare il suo superiore come un suo pari, anche in ufficio.
Le canzoni di questa commedia guidano lo spettatore e lo introiettano in una dimensione spensierata caratterizzata da personaggi all’avanguardia per quegli anni. Vilma è indipendente, scaltra e sa usare strategicamente la sua femminilità per ottenere ciò di cui ha bisogno dagli uomini che la circondano. Vilma però vuole anche denunciare ad Arvai, il direttore della banca interpretato da Hermann Thiming, il cattivo comportamento del capo del personale che per punirla, dopo aver ricevuto una risposta negativa alle sue avance, la fa lavorare fino a tarda notte. Certamente sono solo scintille di un carattere forte più che di un pensiero femminista, tuttavia l’atteggiamento di questo personaggio femminile è degno di nota.
Die Privatsekretärin pensavano fosse stato distrutto dopo la morte di Renate Müller. Il restauro del film è stato reso possibile a partire dalle tre bobine recuperate, negli anni Novanta, dal Bundesarchiv e alla scoperta, nel 2017, al National Audio Visual Conservation Center della Library of Congress di altre due copie del film.
Ich Bei Tag und du Bei Nacht di Ludwig Berger è un film nel film del film. Per essere più chiari si può dire che è la storia di due giovani che, per motivi economici, sono costretti a condividere una stanza. Non si conoscono, ma si odiano e ogni giorno si fanno gli stessi dispetti. Il tutto sotto la sorveglianza dell’indifferente padrona di casa che pensa esclusivamente alle sue vecchie interpretazioni teatrali, dando di tanto in tanto libero sfogo alla sua arte drammatica. Sullo sfondo, ma anche protagonista c’è una canzone che parla del cinema e della meraviglia di poter andare al cinema per sognare. Nel frattempo al cinematografo vicino all’abitazione continuano imperterriti a proporre una commedia musicale su dei giovani aristocratici che si innamorano, tra sfarzo e lusso, ballando e cantando della loro gioia.
Ich Bei Tag und du Bei Nacht è un meta film e una commedia musicale d’eccezione che decide di mettere in scena due protagonisti squattrinati, ma sognatori, esattamente come il pubblico tedesco a cui era destinato il film. Questa commedia rispetto ad altre della rassegna è molto più elaborata, dalla cura per le scenografie alla trama articolata, fino alle belle canzoni ed anche agli eleganti movimenti di macchina. L’ironia è sofisticata, strutturata a partire da alcuni equivoci e sopratutto su una serie di scambi d’identità, di scambi temporali, ma anche dimensionali. Il tutto in funzione di ristabilire un equilibrio per poter ragionare su un’unica dimensione, quella in cui la coppia protagonista del film diventa effettivamente come gli attori del film di cui sono spettatori, per vivere nella condizione a cui aspiravano da tempo.
Der Brave Sünder di Fritz Kortner ha come protagonista un personaggio misogino, fissato con un’idea di ordine totalmente insensata. Il mondo di Pichler (Max Pallenberg) va a rotoli quando si dimentica di portare con sé il solito panino al burro. La moglie accorgendosene manda subito il pranzo, sul luogo di lavoro di Pichler, tramite la figlia, ma ormai è troppo tardi. L’ordine stabilito da trent’anni si è stravolto, nulla è più recuperabile. Da qual momento il film inizia a perdere ogni possibile connessione con una dimensione realistica. Il momento di surrealismo più elevato è raggiunto, anche in questo caso, durante una scena di ubriacatura pesante. Talmente forte da far animare i putti marmorei e da vedere il muso del treno trasformato in un mostro maligno, con tanto di denti aguzzi e occhi feroci. Una sequenza molto bella visivamente e probabilmente l’unico momento del film almeno leggermente interessante. Questo film, al di là del valore storico-documentario e quindi anche alla presenza della cantante afroamerica Rose Poindexter, non aggiunge assolutamente niente alla rassegna. Un film che si percepisce essere stato “rubato” da un romanzo e costruito da un regista e un attore protagonista fortemente legati ad una dimensione più teatrale che cinematografica.