In Gli amori di una spia di Sam Wood e Jack Conway, le spie sanno che non devono innamorarsi, eppure regolarmente succede, come ben sa la protagonista dai tanti nomi interpretata da Myrna Loy. Nel 1915, Annemarie/Fräulein Doktor/Helena Bohlen è un’abile spia tedesca che viene inviata ai Dardanelli per sedurre il comandante Ali Beye reperire informazioni. Nel mentre Douglas Beall, un americano che si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato, suscita brevemente l’interesse di Helena: lui non si arrende e la segue, finché, complice un bombardamento del treno su cui viaggiano, vincerà il suo cuore.

Gli amori di una spia è una commedia di spionaggio, dove i meccanismi del genere sono sfruttati per movimentare l’obbligatoria trama sentimentale. Il soggetto del rifugiato ucraino Leo Birinski e la sceneggiatura di Herman Mankiewicz danno al film un ritmo sostenuto e anche divertente, ma tutt’altro che farsesco. Guerra, spionaggio e controspionaggio sono giochi seri e pericolosi, ma lo è anche l’amore - come impara a sue spese Mata Hariche che fuori campo tradisce il suo lavoro per un uomo e ne paga le conseguenze.

Il metodo di trasferimento delle informazioni tra Helena e il capo Von Sturm è significativo: messaggi scritti a inchiostro invisibile sul corpo o sui vestiti, biancheria compresa. Il corpo di Helena è la sua risorsa, e letteralmente il principale strumento del suo lavoro, e rimane sempre al centro del film, a portare avanti l’azione nonostante gli impedimenti. Infatti Douglas, che per non destare sospetti si finge il suo servitore, è l’innamorato corrisposto ma geloso, che con la sua insistenza passionale non fa che ostacolare il lavoro di Helena.

Questa protagonista brillante condivide una caratteristica con altri personaggi femminili che costellano i film della sezione Mankiewicz: è una donna capace messa in condizioni difficili da uomini che, pur romanticamente, impongono la loro visione delle cose su di loro. Come Gloria di Dancers in the Dark, un film indubbiamente meno solido ma che nella trama incentrata su amori tossici e pregiudizi sottende un accenno all’autodeterminazione femminile, Helena travalica per buona parte del film la sovrapposizione tra la propria identità e l’essere metà di una coppia, grazie anche alla presenza scenica di Myrna Loy, che evoca perfettamente intelligenza e astuzia. Tuttavia, la cupa svolta finale la conduce ad annullare se stessa: il cambio di tono delle ultime sequenze è sottolineato decisamente a livello visivo e sonoro, a partire dalla scena dell’esecuzione vista dalla finestra, altamente drammatica indipendentemente da quello che comporta a livello narrativo per i protagonisti. Insieme alla bomba sul treno, uno squarcio di orrore bellico innestato nel tessuto della commedia che conferisce al film un’intensità particolare.