Chantal Akerman regista di culto della pellicola Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles, giudicata nel 2022 da Sight & Sound al primo posto nella classifica dei 100 migliori film di tutti i tempi, nell’estate del 1967 (appena diciassettenne) realizzò i cortometraggi Bruxelles, film 1, Bruxelles, film 2, Knokke, film 1 e Knokke, film 2, in formato 8mm e in bianco e nero. I lavori erano stati girati come prova per esame di ammissione all’Institut Supérieur des Arts du Spectacle (INSAS) di Bruxelles. che tuttavia la regista abbandonerà ben presto per intraprendere un percorso da autodidatta.
In queste pellicole seminali, riemerse recentemente dall’oblio (restaurate e digitalizzate dalla Cinematek di Bruxelles) e proiettate in anteprima all’edizione 2024 del Festival Archivio Aperto, si intravedono le tracce di uno sguardo avanguardistico al femminile, consapevolmente femminista, che avrebbe influenzato il cinema successivo, piccoli segni di una avanguardia che la regista non abbandonerà mai.
Da un lato il suo occhio indugia nel registrare i piccoli gesti e le apparizioni del quotidiano, dall’altro già si intravede oltre la mera registrazione della realtà un quid pluris, le micronarrazioni sottese del cinema del reale che costituiranno la sua personalissima cifra, perché per sua stessa ammissione, non è possibile dividere l’atto di documentare dal cinema narrativo.
È quello stesso sguardo che qualche anno dopo darà forma al ritratto di Jeanne Dielman, una casalinga vedova che cucina (meravigliose le sequenze con Delphine Seyrig che prepara il caffè, mette a bollire le patate, impana cotolette) e si prostituisce part-time per sbarcare il lunario e mandare avanti la casa e gli studi del figlio adolescente, di cui registra rigorosamente la routine domestica in un tempo prolungato e da una posizione di ripresa fissa. Un film imprescindibile, dal finale catartico, che descrive in modo straziante l'oppressione delle donne, in cui Akerman trasforma l’arte filmica, essa stessa spesso strumento di oppressione delle donne, in una forza di liberazione.
In Bruxelles film 1, Akerman filma la Foire de Midi che si svolge ogni estate nei quartieri a sud di Bruxelles, la magia delle luci del luna park come navicelle spaziali roteanti nel cielo e lo sguardo dei bambini al cospetto di giovanotti forzuti , mentre in Bruxelles film 2, troviamo Marilyn Watelet, ritratta in piccoli gesti quotidiani, amica d’infanzia della regista con la quale creo’ negli anni ’70 la casa di produzione Paradise Films, insieme a sua sorella Claudine e sua madre Nicole Watelet.
Knokke film 1 e film 2 sono invece ambientati nei negozi di una città balneare e raccontano ancora una volta l’amica Marilyn Watelet, insieme a Natalia Akerman, la madre della regista, entrambe protagoniste di questa breve incursione nel quotidiano di provincia, con sguardi in camera e complicità che aprono a significazioni più ampie della mera documentazione della realtà.
Più che di veri e propri cortometraggi si tratta di home movies a tutti gli effetti e il fascino di queste immagini acerbe in 8mm è da ricercare proprio in quello sguardo puro di una sperimentatrice in erba alla ricerca del proprio linguaggio, che nel giro di pochissimo tempo, a partire da Saute ma ville (1968) e successivamente con Je, tu, il, elle (1974), troverà la propria piena espressione cimentandosi in una cinematografia militante a cui siamo profondamente debitrici.