Ho sognato un angelo è la traduzione in italiano del titolo del film Penny Serenade di George Stevens. Entrambi hanno in comune l’evento cardine da cui scaturisce la trama, ovvero la morte improvvisa per malattia della piccola Trina. Nel primo caso il titolo si riferisce precisamente al momento temporale della morte della bambina, poco prima della recita natalizia per il quale lei avrebbe dovuto impersonare un angelo. Nel secondo caso invece si rifà al momento in cui Julie (Irene Dunne) inizia ad ascoltare la collezione di dischi della famiglia. Le note delle canzoni e le dissolvenze circolari sui dischi ci trasportano nei ricordi di Julie. Dall’incontro con Roger (Cary Grant) al trasferimento in Giappone, dal primo lutto alla gioia di una nuova vita e così via. La musica all’interno di Penny Serenade è un fondamentale elemento poiché essa accompagna e soprattutto fa nascere le immagini che ci trascinano all’interno dell’intenso melodramma. I dischi prendono quindi il posto del doloroso silenzio e dell’incomunicabilità tra la coppia. E infondono una grande voce al film che permette a Stevens di saltare così da un ricordo all’altro, articolando la narrazione su un lungo arco temporale.
Penny Serenade è un film sulla famiglia, ma soprattutto è un grande film sul lutto, qui affrontato con una sensibilità difficilmente comparabile. I buchi all’interno della sceneggiatura, tratta dal racconto semi-autobiografico di Martha Cheavens, per esempio l’interrogativo rimasto in sospeso su come la famiglia riesca a mantenersi dopo il fallimento del giornale comprato da Roger, sono oscurati dalla costruzione dei sentimenti e delle pulsioni emotive dei diversi personaggi in scena. Stevens riflette sul tema della morte e su quello della sua accettazione e medita sul tema dell’amore e del donare affetto. Il destino dei protagonisti è infausto, ma questi trovano in qualche modo la forza per ricominciare. Durante il loro percorso Julie e Roger devono affrontare molte prove, ma non sono da soli. Infatti in loro soccorso si presentato puntualmente due figure bellissime, quella della signora dell’orfanotrofio che vede la purezza della coppia e soprattutto quella dell’amico e “zio” Applejack. Questi aiutano a mantenere il difficile equilibrio tra le diverse tonalità emotive che attraversano il film.
Indimenticabile di Penny Serenade è l’interpretazione di Cary Grant, che piange tanto e gioisce in quello che è per la sua carriera un ruolo assolutamente atipico. Un talento che George Stevens ha saputo cogliere attraverso il suo occhio delicato e la sua capacità di costruire personaggi con i quali il pubblico può facilmente empatizzare e soprattutto identificarsi.