Sessue Hayakawa, seppur giapponese, riuscì a ritagliarsi un piccolo spazio come divo nel cinema muto statunitense ed europeo. Insieme a un’altra stella di origine orientale, Anna May Wong, condivide però il limite di una società che ha saputo divizzarli ma non accoglierli completamente, ovvero quello di essere al contempo parte della narrazione eppure, per certi versi, esclusi da essa. Hayakawa si ritrova quindi spesso a dover essere “l’altro”, un terzo incomodo, o comunque un personaggio i cui desideri finiscono per restare in secondo piano in nome di un non ben definito bene superiore.

Non fa eccezione J’ai tué! di Roger Lion, regista specializzato in storie sentimentali. Questa volta il personaggio interpretato da Hayakawa si ritrova paracadutato in un contesto borghese alle prese con un intrigo amoroso con tanto di ricatto.

Scappato dalla devastazione del terremoto giapponese del 1923, Hidéo (Sessue Hayakawa) si ritrova a lavorare e vivere per la famiglia Dumontal. La signora Huguette Dumontal è però vittima di un terribile tentativo di ricatto da parte di un uomo che conosce il suo passato oscuro e vuole a tutti i costi costringerla a cedere alle sue lusinghe. Sarà proprio Hidéo, a costo di accusarsi dell’omicidio del Prof. Dumontal, a risolvere la questione…

Fin da subito è chiaro che tra Hidéo e la Huguette c’è una simpatia che va oltre alla semplice amicizia ma questa non sfocia né potrà mai sfociare in niente di più serio. Anche quando il marito di Huguette muore e la sua accusa è caduta, egli decide di ripartire e lasciare la Francia. Una situazione molto simile, del resto, seppur con un’ambientazione tutt’altro che borghese, la ritroviamo in The Swamp (1921) di Colin Campbell dove ritroviamo per altro anche lo stretto rapporto che si crea tra il protagonista e il figlio della giovane.

Come detto all’inizio i personaggi interpretati da Hayakawa hanno questa maledizione, quella di ritrovarsi ad essere per certi versi esclusi dalla narrazione stessa. Essi, in altre parole, non posso godere di un lieto fine totale ma soprattutto non possono coronare il loro sogno d’amore con una donna occidentale. Seppur insomma amato e reso addirittura protagonista, i suoi personaggi mostrano quanto la società dovesse ancora fare dei passi avanti in termine di inclusività ed integrazione.

Una donna occidentale per bene non potrebbe mai accettare le lusinghe di un uomo orientale o quantomeno non è bene mostrarlo. Non è un caso, per altro, che proprio all’interno di J’ai tué! sia una donna malvagia e senza scrupoli ad accettare, seppur per motivi economici, le sue lusinghe e mostrarsi senza remore in pubblico ad un tavolo con lui.

Hayakawa, nel contesto borghese, diventa insomma una sorta di trofeo da esporre in nome di un gusto per l’orientalismo e l’esotico in generale che traspare fortemente all’interno del film. L’omicidio del prof. Dumontal, infatti, avviene al termine di una festa esotica in cui si mescolano balli e costumi che vanno dalla Polinesia alla Francia o la Russia.

Un bel melting pot culturale che è però solo apparenza. Esemplificativa la scena finale in cui Huguette sta scrivendo una lettera d’amore a Hidéo ma, vedendo il figlio, la straccia. Non c’è spazio per sentimentalismi bizzarri, bisogna pensare al bene dei figli e al proprio onore.