Cosa fareste se scopriste che vostro figlio ha venduto, senza dirvi niente, non solo il suo costoso monopattino ma anche le vostre scarpe migliori, i vestiti comprati al negozio vintage a cui tenevate tanto, l’argenteria e i gioielli ereditati dalla nonna? Rabbia e spaesamento sarebbero reazioni naturali, certo. Ma cosa direste se, interrogato al riguardo, il candido angioletto confessasse che non l’ha fatto, che so, per comprarsi il motorino, ma per finanziare una crociata?
Di primo acchito l’assunto del nuovo film di Louis Garrel, La Croisade sembra assurdo, una trovata da pochade. Ma, ripensando ai tanti giovani scesi in piazza e arrivati fino nelle stanze del potere per sgridare gli adulti sui problemi del clima e dell’ambiente, la storia non sembra più tanto incredibile. La “crociata dei bambini” infatti non ha niente a che vedere con quella omonima medievale e ha invece lo scopo di convincere le grandi potenze a trasformare il Sahara in un’oasi con laghi e fiumi, abbassando il livello dei mari e creando nuove foreste. Non un progetto campato per aria né una ricerca utopistica per l’ora di scienze, ma un obiettivo preparato accuratamente e studiato da esperti mondiali, cui i pargoli non vogliono rinunciare per nulla al mondo.
Garrel, nelle vesti oltre che di regista anche di attore e sceneggiatore (insieme a Jean-Claude Carrière, storico collaboratore di Buñuel morto nel 2021, a cui il film è dedicato), imbastisce una favola politica che riconosce alle nuove generazioni quella determinazione che in effetti, capostipite Greta Thunberg, hanno saputo dimostrare, difendendo un tema che gli sta molto a cuore. La posta in palio è alta: il loro futuro. Lo stesso futuro che il piccolo ma maturo Joseph rimprovera non interessare affatto ai suoi genitori.
Le accuse di Garrel verso la propria generazione – e la propria classe sociale – sono tante, e seppur giocate sul filo dell’ironia colpiscono nel segno. Cosa hanno fatto e stanno facendo concretamente i “vecchi” per aiutare i figli ad avere ancora un pianeta su cui continuare a vivere? A quali delle nostre abitudini, delle nostre cose (tante, troppe), delle nostre sicurezze saremmo disposti a rinunciare per cambiare le cose? Dopo l’iniziale incredulità, è la madre interpretata da Letitia Casta quella che nella coppia recepisce per prima e con maggior forza le motivazioni che hanno spinto il figlio ad agire. La prima che, molto più del marito narcisista e autocentrato, riconosce delle colpe nella propria ignavia e nel proprio disinteresse.
In tutto questo i bambini sono più adulti degli adulti, più capaci non solo di portare avanti concretamente le loro idee e i loro obiettivi, di sacrificare il superfluo per l’essenziale, ma anche di gestire i rapporti interpersonali. Come Petite manan di Céline Sciamma quello di Garrel è un altro piccolo film francese sull’infanzia e la sua grande forza, contrapposta alle debolezze e all’incapacità degli adulti. Per il regista della Croisade i “grandi” sono inutili e spesso dannosi, e solo i più piccoli sanno ancora sognare e sono pronti ad agire affinché le cose possano davvero cambiare, quando invece gli adulti sembrano aver perso completamente la capacità di farlo. A essere irrimediabilmente compromessa è soprattutto la loro credibilità, cancellata dalle tante, troppe, false promesse che i figli non vogliono più stare ad ascoltare.