Louis Delluc ed Ève Francis sono una delle coppie più belle del cinema muto e li ritroviamo, uno nel ruolo di regista e l’altra come attrice principale, finalmente al Cinema Ritrovato 2022 in La Femme de nulle part. Difficile immaginare che inizialmente doveva esserci Eleonora Duse al posto della Francis che dovette però rinunciare per motivi di salute. Se possiamo disperarci nel pensare che, dopo Cenere, avremmo potuto avere un altro film con la mitica attrice, non riesco però a togliermi dalla mente che difficilmente si sarebbe potuta raggiungere una tale complicità e comunione di intenti come quella che si vede sul grande schermo.
La vicenda si muove tra linee temporali diverse e segue il tema del doppio e della specularità. Ci sono due donne: un’anziana signora (Ève Francis), che torna alla sua villa della giovinezza decenni dopo essere scappata con il suo amante, e una giovane moglie (Gine Avril), che sta vivendo una situazione analoga proprio in quelle ore. Le vicende si mescolano tra ricordi e realtà ma si incrociano solo per un momento, verso la metà del film, per poi dividersi nuovamente. La signora, vedendo cosa sta succedendo, viene inizialmente invasa dalla sofferenza patita e cerca di sconsigliare la ragazza dal seguire le sue orme.
Ma i ricordi non tardano ad arrivare e così la visione del giardino, degli amanti innamorati e la dolce notte, portano la donna a mutare il proprio parere tanto da tentare di spingere la ragazza alla fuga d’amore. Se per certi momenti siamo quasi convinti di star rivivendo una storia già scritta e che le due donne siano quasi la versione giovane e anziana dell’altra siamo riportati alla realtà dalla presenza di un figlio piccolo, la cui presenza, e questo viene chiaramente esplicitato, è l’elemento di rottura principale tra le due esperienze di vita. Anche se il bimbo dovrebbe essere abbandonato a casa, per la donna la delusione, il senso di colpa e la solitudine sembrerebbero ora valere il prezzo di un momento di amore totale e spensierato.
Tuttavia, il destino ha riservato qualcosa di diverso perché, in una splendida scena, abilmente sottolineata da Eduardo Raon con la sua arpa, la ragazza fugge verso la macchina dell’amato rincorsa dal figlioletto spaventato. Una caduta, un pianto, e la follia sparisce per lasciare spazio alla realtà. La ragazza non partirà e in questa serena constatazione vediamo al contrario la donna perdere definitivamente la sua illusione creatasi nell’estasi dei dolci ricordi ritrovati. Sola, come una reietta, tornerà ad essere una donna venuta dal nulla e sparirà improvvisamente e silenziosamente così come era arrivata.