Con la Mayson du Mystère il sérial francese arriva a sposare il poliziesco con i classici della letteratura. Al di là del titolo, infatti, che lascia presagire una vicenda all’insegna dello spionaggio e del mistero, la serie vira verso atmosfere più vicine a Victor Hugo e i suoi Miserabili con colpi di scena e desideri di vendetta. Interessante che una storia così francese sia realizzata da una casa di produzione, la Film Albatros, che era nota per ospitare artisti russi espatriati. Alla regia troviamo quindi Alexandre Volkoff mentre nel cast un incredibile Ivan Mosjoukine, Nina Raïevska e nomi minori come Bartkevitch Wladimir Strijewski.
Julien Villandrit viene accusato ingiustamente dell'omicidio di Majory, il quale prima di morire gli aveva rivelato di essere il vero padre della moglie Régine. Ad ordire l'inganno è stato Henri Corradin, che amava a sua volta Régine e spera così di poterla sposare. Julien viene imprigionato e mandato ai lavori forzati. Da qui riesce a fuggire e inizia a indagare sotto mentite spoglie per risolvere il mistero dietro la morte di Majory...
Al contrario di tante serie mute, l’intricata trama rende impossibile seguire solo una parte degli episodi. Perdere un pezzo, infatti, significa elementi essenziali della trama che difficilmente vengono ripetuti dopo. In questo, bisogna dire, c’è una certa modernità così come nella volontà di non creare il cliffhanger ad ogni costo ma favorire lo sviluppo narrativo in maniera articolata e funzionale. La cosa interessante è che lo spettatore, al contrario dei personaggi, conosce fin dall’inizio la soluzione al mistero ma è comunque portato a seguire le vicende per vedere in che modo i nodi verranno al pettine e i protagonisti potranno finalmente riabbracciarsi.
Come nel coevo Le Brasier Ardent, diretta sempre da Volkoff con a fianco Mosjoukine, in La Mayson du Mystère abbiamo una incredibile cura visiva che traspare specialmente nei primi 4/5 episodi dove troviamo, tra tutte, un matrimonio ripreso quasi a sembrare un’animazione di Lotte Reiniger, un omicidio riflesso in una macchina fotografica e una splendida scena di arresto ripresa dall’alto sintomatica di una ricerca anche coreografica di tutto rispetto.
La ricercatezza è anche nella recitazione con il divo russo a fare da padrone assoluto interpretando personaggi diversi che vanno dal ricco industriale fino al pagliaccio o l’invalido di guerra. La vicenda si sviluppa su un arco narrativo di più decenni e include anche momenti importanti della storia francese ed europea, compreso il primo conflitto bellico. Il passaggio del tempo rende ancora più complesso il racconto perché alla storia dell’ingiusta incarcerazione si aggiungono gli assalti reiterati di Corradin a Régine e la crescita della figlia di Julien e le sue vicende amorose.
La Mayson du Mystère è in grado di unire a una trama più articolata e matura elementi tipici dei sérial in voga in quegli anni con travestimenti, inganni, stunt e scazzottate. Si potrebbe dire che la serie rappresenta uno dei momenti di maggiore maturità del genere, un tentativo ardito di creare qualcosa in grado di attrarre un pubblico più vasto e variegato.